Natale: mons. Massara (Fidenza), “ci chiama a una fede incarnata e concreta”

“Anche nella notte di Natale, la Parola di Dio ci consola e ci interroga. Questo evento provoca così profondamente la nostra coscienza che ci sentiamo quasi ‘giudicati’ dal tribunale della storia. Ma sappiamo bene di non essere di fronte a un giudice severo, bensì a un Bambino inerme, scaldato dal fieno di una mangiatoia. Da questo luogo santo non usciamo condannati, ma interiormente rinnovati e con la speranza certa che siamo ancora in cammino”. Inizia così il messaggio del vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Francesco Massara per il Natale diffuso attraverso il settimanale “L’Azione”.  In questo Anno Giubilare, la speranza – ricorda il vescovo – è risuonata “costantemente” attraverso le parole dell’Apostolo Paolo a Tito e che ci “consegna tre parole che si illuminano a vicenda: giustizia, sobrietà e pietà, tre dimensioni inseparabili della vita evangelica”. La giustizia di Dio – scrive mons. Massara – “non rimanda ad un rigido insieme di leggi, ma evidenzia la scelta divina di stare accanto a chi è più fragile. Dio nasce dove la vita è più vulnerabile: non nei palazzi, ma nella mangiatoia; non tra i potenti, ma tra i poveri. La sua giustizia si schiera, si china e non giudica mai dall’alto”. Discepolo di questa giustizia – sottolinea – è Giuseppe, “l’uomo che il Vangelo descrive come giusto. Egli non applica rigidamente la legge, ma ascolta l’ispirazione interiore con rispetto e tenerezza. Di fronte al mistero incomprensibile della gravidanza di Maria, Giuseppe rinuncia alla logica del possesso che ancora oggi genera violenza e trasforma la relazione in controllo. Egli ci ricorda che l’amore non stringe e non soffoca, ma libera, protegge e fa crescere. La giustizia – si legge neò messaggio – non considera l’altro come una proprietà, ma lo custodisce come un dono. Per questo il suo silenzio è più eloquente di qualsiasi parola: non accusa, non giustifica sé stesso, non ferisce, tratta l’altro sempre e solo come mistero”.  Dal Natale “nasce dunque la giustizia che crede sempre nell’azione di Dio, che sa farsi carico della fragilità del prossimo nel quale Dio è già all’opera”. Una giustizia che “si declina nella sobrietà evangelica che non è rinuncia deprimente, ma libertà di non lasciarsi ubriacare da ciò che offusca lo sguardo: il successo, il potere, il giudizio affrettato. La sobrietà è la capacità di vedere oltre i numeri, di ascoltare senza sovrapporre le proprie paure, di scegliere ciò che fa crescere e non ciò che illude, di vivere relazioni senza possesso. Una comunità sobria è una comunità che non spreca parole, non alimenta conflitti sterili, non rincorre apparenze, ma costruisce, custodisce, ricompone. È la sobrietà del Dio che nasce bambino e che nel poco rivela il Tutto”. Poiché il Natale “ci chiama a una fede incarnata e concreta” mons. Massara auspica che  “i miei auguri si trasformano  in preghiera per la nostra comunità cristiana, affinché abbia occhi capaci di scorgere la luce dove sembra esserci solo fragilità e affinché non si abitui mai al dolore altrui, ma sappia rinnovare una speranza forte che non si arrende mai perché fondata nel Dio incarnato. Vi auguro la gioia dei piccoli gesti e il coraggio di credere in una società più giusta. A tutti coloro che, con ruoli diversi, si spendono per il bene comune, rivolgo l’augurio che possano trovare nel loro lavoro il sostegno dei cittadini, la solidarietà dei collaboratori, il rispetto degli avversari, il consenso degli ultimi, la benedizione di Dio”.

 

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