Natale 2025: mons. Morrone (Reggio Calabria), “ogni persona interessa a Dio”

Alla vigilia del Santo Natale l’arcivescovo di Reggio-Calabria-Bova, mons. Fortunato Morrone, si rivolge a tutti “qui in città, nel nostro territorio diocesano, a tutti coloro che portano dentro una speranza, una speranza di vita migliore” augurando “a ciascuno di voi che in questi giorni, al di là delle feste goderecce, delle luci, dei doni… vabbè, ci sta, è festa. Ma questa festa è una festa bella perché quantomeno ci fa rientrare, dovrebbe farci rientrare in noi stessi e guardarci dentro e dire: ‘Ma insomma, al di là di tutte le ammaccature che abbiamo, c’è del bello in noi, c’è della generosità’. E chissà quanti piccoli gesti tutti, tutti fate”. Il presule rivolge poi un richiamo alla dignità di ogni persona che, indipendentemente dal proprio cammino di fede, “interessa a Dio”. Tuttavia, lo sguardo si allarga inevitabilmente sull’attualità, su un tempo in cui si assiste a “cose assurde” e dove molte speranze rischiano di svanire. Per i credenti, la ricorrenza non può ridursi a “quello delle lucette”, ma deve andare alla radice della pace. Questa non viene presentata come un concetto astratto o un “ideale, diciamo, campato su per le nuvole”, bensì come una presenza reale: “è Lui stesso la pace”. In Gesù, nel suo stile, nelle sue scelte e persino nelle sue indignazioni, “l’umano tocca il vertice” e si rende visibile l’umanità stessa di Dio. Da questa consapevolezza scaturisce una richiesta concreta, che supera le semplici “manifestazioni” o l’abitudine diffusa per cui “sui nostri social mandiamo un po’ di indignazione” cercando soluzioni lontane. La proposta è disarmante nella sua semplicità: “fai la pace” e  l’esortazione è a non attendere, ma a compiere “il primo passo” verso quel fratello, sorella o amico verso cui si nutre rancore o con cui è mancata la comprensione. È solo partendo da questi gesti personali che si può costruire, per diffusione, una rete di relazioni fraterne. L’augurio conclusivo è dunque quello di approfittare di questi giorni per “conoscere un pochettino più Gesù”, modello di un’esistenza “divinamente umana” e immagine concreta di tutto “il meglio che noi possiamo aspirare”.

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