Natale 2025: mons. Mengoli (San Severo), “Egli arriva puntuale, non manca mai all’appuntamento”

“Egli arriva puntuale, a volte anche in anticipo e in punta di piedi. A volte indugia – è vero -, ma non manca mai all’appuntamento, non ritira mai la parola data. Ma tu ‘dove sei’: ci dice…”. Lo scrive, nel messaggio natalizio, mons. Giuseppe Mengoli, vescovo di San Severo. “Sentiamo che questa sua domanda ci arriva dritta dentro l’anima, ci scomoda, ci ferisce, non permette più di nasconderci… La sentiamo – scrive il presule – forte e chiara quando qualcuno ci chiede inutilmente aiuto, a causa della sordità del nostro cuore. Ce lo chiede con preoccupazione quando ci misuriamo solo con ciò che abbiamo e, senza accorgercene, barattiamo la felicità con il piacere. Ce lo chiede con dolore quando ci lasciamo attanagliare dall’indifferenza o dalla presunzione di sentirci migliori degli altri e difendiamo il nostro misero destino dall’amara constatazione che la fortuna possa abbandonarci per sempre”. “Dove sei, ci chiede, quando la concorrenza è posta a regime di vita, quando la prevaricazione è lo stile cieco, quando la selezione penalizza sempre i più deboli… Dove sei, ci urla, quando si spara non solo con le armi, ma anche con le parole; quando si uccide, quando si muore. Quando si tace davanti all’istinto che pilota la ragione, non vedendo più piste ragionevoli su cui atterrare; quando dimentichiamo che il calcolo che soppianta la gratuità è sempre drammaticamente perdente; quando l’attimo presente fagocita e soffoca anche solo il desiderio di eternità”. Dove sei… “per paradosso è la stessa domanda che poniamo noi a Dio. Glielo chiediamo quando siamo mossi da un vero bisogno di senso o, non di rado, spinti dalla disperazione… Ma – scrive ancora mons. Mengoli – forse, porgergli la stessa domanda che egli pone a noi è l’unica maniera per incrociare il suo sguardo, il cui riflesso può inondare l’abisso di buio in cui siamo caduti, a patto che non ci si lasci abbagliare dalla presunzione o inabissare ancora di più dall’emorragie delle ferite”. Gesù “da ‘vero uomo’ ha mostrato, dandoci la vita, che siamo la sua unica preoccupazione. Se ci avviciniamo al mistero della grotta di Betlemme, allora – conclude il presule – sentiamoci rivolgere quella domanda e ricordiamoci che egli è lì per trovare insieme a noi la risposta”.

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