Natale 2025: mons. Iannuzzi (Castellaneta), “non servono gesti straordinari, ma fedeltà quotidiana”

“Il Natale non ci chiede gesti straordinari, ma fedeltà quotidiana”. Lo scrive mons. Sabino Iannuzzi, vescovo di Castellaneta nel suo messaggio di Natale, invitando la comunità diocesana a contemplare il mistero della Natività attraverso “gli occhi di Giuseppe”, uomo giusto “capace di speranza quando tutto sembra smentirla”. In un tempo segnato da conflitti, tensioni sociali e linguaggi aggressivi, il vescovo richiama la figura dello sposo di Maria come esempio di discernimento, silenzio e responsabilità: “Giuseppe non reagisce d’impulso, non trasforma il dolore in violenza, ma attraversa la notte lasciandosi guidare dalla parola di Dio”. Il suo “prendere con sé” Maria diventa per mons. Iannuzzi la chiave per comprendere il Natale come scelta concreta e non come evasione: “La speranza cristiana non è attesa passiva, ma disponibilità a custodire la vita così com’è”.
Nel messaggio, il vescovo collega il Natale alla conclusione del Giubileo diocesano, che sarà celebrato il 27 dicembre con la celebrazione eucaristica delle ore 18.00 presso la Chiesa parrocchiale Cuore Immacolato di Maria in Castellaneta: un anno vissuto come “pellegrini di speranza”, alla scuola di un Dio che “non elimina le fragilità dell’uomo, ma le abita”. Ampio spazio è dedicato al tema della pace: “Giuseppe è un artigiano di pace”, afferma il vescovo, indicando la sua scelta di non esporre Maria al giudizio come modello per un tempo segnato da violenze e guerre. Da qui l’appello a “disarmare le parole”, contrastando la deriva del linguaggio che “mina le relazioni e avvelena la convivenza”. Infine, mons. Iannuzzi richiama la Chiesa di Castellaneta a essere comunità che “prende con sé” le fragilità, ribadendo la dignità della vita in ogni condizione e il valore del ministero della consolazione: “La compassione cristiana non elimina il dolore cancellando la vita, ma resta accanto, sostiene, accompagna”. Il vescovo affida l’intera diocesi a san Giuseppe e invoca la benedizione del Bambino di Betlemme “perché pacifichi i cuori e renda la nostra Chiesa segno credibile di speranza e di pace”.

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