Natale 2025: il Patriarca di Venezia Moraglia all’ospedale di Mestre, “accogliere chi soffre. L’umanità ha bisogno di Dio”

Ieri sera presso l’Ospedale dell’Angelo di Mestre, il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia ha presieduto un’altra delle Messe pre-natalizie di questi giorni, su invito della stessa azienda sanitaria. Dopo le due carceri maschile e femminile e il Petrolchimico, il Patriarca ha celebrato per i malati e il mondo della sanità. La celebrazione è stata curata dalla Cappellania dell’Ospedale ed è stata animata dal coro di bambini e di giovani della parrocchia di San Giovanni Evangelista di Mestre. Presente il direttore generale dell’Ulss3 Serenissima Edgardo Contato, insieme a diversi dirigenti e medici dell’azienda sanitaria. “Prepararsi al Natale – ha detto il Patriarca durante l’omelia – vuol dire diventare luoghi accoglienti per il Signore e così esprimere il senso del Natale. Essere accoglienti anche per le persone che ci stanno accanto, accogliere chi ha problemi, chi è in difficoltà, accogliere chi soffre. Natale è tenere accesa una luce, restando desti mentre attorno aumentano le tenebre”.  Per monsignor Moraglia la fede è necessaria per riscoprire le relazioni e rimettere l’uomo al centro: “Siamo reduci da un anno di svolte epocali: le guerre, l’intelligenza artificiale dominata da pochi e con piattaforme sempre più potenti, l’Europa che fatica a capire cosa dovrà fare e non potrà solo avere un progetto di difesa, ma anche un progetto politico positivo di costruzione sociale. Tutto questo ci dice che l’umanità ha bisogno di Dio, perché Dio è relazione”.
Infine un ricordo: “Ero giovane viceparroco, e il mio parroco mi disse: ‘Ricordati che nel Vangelo c’è tutto’. Andando avanti con la vita mi sono accorto che se si leggono i Vangeli pregandoli, cercando quella sapienza che traspare da quelle brevi, piccole pagine, troviamo che nei Vangeli c’è la risposta i problemi dell’uomo. Nella mia vita mi è capitato di dover studiare teologia, scrivere di teologia, insegnare trent’anni e partecipare a convegni…ma le parole del mio parroco le ho riscontrate come verissime. Nel Vangelo c’è tutto. Il Signore non è accolto perché manchino spazi, ma perché chiede la conversione, che richiede la battaglia fondamentale per la nostra vita, lavorare su sé stessi. Purtroppo infatti possiamo correre il rischio di tacitare i superiori, maltrattare i collaboratori, perseguitare i deboli…la vera battaglia la vinciamo contro noi stessi”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia