“La situazione è sempre più incerta. Lo strangolamento economico sta soffocando la vita quotidiana delle persone, stiamo entrando acceleratamente in uno scenario economico di iperinflazione e questo colpisce gli imprenditori e l’economia familiare della maggioranza della popolazione”. Lo spiega al Sir un’accreditata voce ecclesiale, protetta dall’anonimato, rispetto a quanto accade in Venezuela e alla tensione con gli Stati Uniti, che nel fine settimana hanno bloccato due petroliere di Caracas, mettendo, così, in pratica, l’annunciato blocco navale. “I meno colpiti da questo blocco – prosegue la nostra fonte – sono i membri della coalizione dominante che, al contrario, si sono uniti maggiormente nel loro interesse comune di restare al potere. Il settore estremo dell’opposizione non si rende conto che l’asfissia economica non fa altro che colpire di più la gente e smobilitarla, perché deve consumare le proprie energie nel reinventare come sopravvivere. Il panorama è drammatico, per il 2026; se il blocco petrolifero e il sequestro delle navi cisterna continueranno, si genererà una riduzione di benzina e gasolio, e questo potrebbe paralizzare il trasporto di alimenti e la generazione di elettricità e acqua potabile, e a uscirne più colpite saranno le maggioranze popolari”.
Segue, un’analisi sul futuro, dura sia con il Governo di Maduro che con i settori filo-trumpiani dell’opposizione: “Credo che tra l’opposizione radicale e il Governo di Trump ci sia un accordo. Vale a dire, credo stiano concordando di consegnare la sovranità e le risorse pur di uscire dall’attuale regime. Credo che il costo di questa mobilitazione nei Caraibi, il Governo Usa la farà pagare al Paese, loro non ci perdono. È molto triste sapere che all’opposizione, in primo luogo, non importi approfondire il blocco sapendo che chi soffre è il nostro popolo; credo che per loro il fine giustifichi i mezzi, ed è quello che stanno dimostrando. A questo punto, non so cosa sia meglio, se il rimedio o la malattia”.
Le ulteriori vie d’uscita sono poco praticabili: “La via d’uscita deve essere negoziata, ma sappiamo anche che questi signori che sono al potere non vogliono e sono decisi a non andarsene, sono decisi a restare con la forza. Siamo intrappolati tra un Governo che viola i diritti umani, che si è appropriato del Paese e lo ha distrutto, con le carceri piene di prigionieri politici e con record di torture, esiliati e migrazione forzata, e un’opposizione che ha accettato di consegnare il Paese agli Stati Uniti”. Un’analisi non dissimile da quella che emerge in un comunicato dell’Università Centrale del Venezuela, che auspica una nuova “unità nazionale”, che contrasti sia le violazioni del diritto internazionale, sia l’attuale repressione e violazione dei diritti umani da parte del Governo di Caracas.