“Tutti i presbiteri sono chiamati a curare sempre la propria formazione, per mantenere vivo il dono di Dio ricevuto con il sacramento dell’Ordine”. È quanto si legge nella lettera apostolica “Una fedeltà che genera futuro”, in cui si sottolinea l’importanza della “fraternità presbiterale”, che “prima ancora di essere un compito da realizzare, e un dono insito nella grazia dell’ordinazione” e “non si costruisce soltanto con la buona volontà e in virtù di uno sforzo collettivo, ma e dono della Grazia, che ci rende partecipi del ministero del vescovo e si attua nella comunione con lui e con i confratelli”. “Essere fedeli alla comunione significa in primo luogo superare la tentazione dell’individualismo che mal si coniuga con l’azione missionaria ed evangelizzatrice che riguarda sempre la Chiesa nel suo insieme”, il monito di Leone XIV: “nessun pastore esiste da solo” e “non può esistere un ministero slegato dalla comunione con Gesù Cristo e con il suo corpo, che e la Chiesa”. La fraternità sacerdotale, quindi, “va considerata come elemento costitutivo dell’identità dei ministri, non solo come un ideale o uno slogan, ma come un aspetto su cui impegnarsi con rinnovato vigore”.