Leone XIV: alla Curia Romana, no ai “fantasmi della divisione”, “si rischia di cadere vittime della rigidità o dell’ideologia”

“Essere segno di una nuova umanità, non più fondata sulla logica dell’egoismo e dell’individualismo, ma sull’amore vicendevole e sulla solidarietà reciproca”. È l’invito del Papa, che nel discorso alla Curia Romana ha definito tale compito “quanto mai urgente ad intra e ad extra”. “Lo è ad intra, perché la comunione nella Chiesa rimane sempre una sfida che ci chiama alla conversione”, ha spiegato Leone XIV: “Talvolta, dietro un’apparente tranquillità, si agitano i fantasmi della divisione. E questi ci fanno cadere nella tentazione di oscillare tra due estremi opposti: uniformare tutto senza valorizzare le differenze o, al contrario, esasperare le diversità e i punti di vista piuttosto che cercare la comunione”. “Così, nelle relazioni interpersonali, nelle dinamiche interne agli uffici e ai ruoli, o trattando le tematiche che riguardano la fede, la liturgia, la morale e altro ancora, si rischia di cadere vittime della rigidità o dell’ideologia, con le contrapposizioni che ne conseguono”, il grido d’allarme del Papa: “Noi, però, siamo la Chiesa di Cristo, siamo le sue membra, il suo corpo. Siamo fratelli e sorelle in Lui. E in Cristo, pur essendo molti e differenti, siamo una cosa sola: ‘In Illo uno unum’”. Siamo chiamati, anche e soprattutto qui nella Curia, ad essere costruttori della comunione di Cristo, che chiede di prendere forma in una Chiesa sinodale, dove tutti collaborano e cooperano alla medesima missione, ciascuno secondo il proprio carisma e il ruolo ricevuto”.

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