“Le macerie non avranno l’ultima parola; anzi, sono lo strumento dal quale ripartire e recentemente lo abbiamo visto per la Basilica di S. Benedetto e per il rosone della chiesa abbaziale di S. Eutizio, ricostruiti proprio rimettendo insieme le macerie. E anche la vostra vita è colma di macerie. Non vanno buttate, né si possono cancellare: da esse, invece, dovete ripartire per ricostruire la vostra esistenza”. Lo ha detto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, salutando i detenuti della Casa di Reclusione di Spoleto nella messa che ha presieduto nel pomeriggio di sabato 20 dicembre, che ha segnato anche la conclusione del Giubileo della Speranza nel Penitenziario. L’apertura dell’Anno Giubilare nel carcere di Spoleto c’era stata sabato 4 gennaio 2025. Durante l’anno sono stati organizzati vari momenti con i detenuti per riflettere sull’importanza della virtù teologale della speranza. “La vostra identità è ferita e sanguina: ma sognare è possibile anche dentro questa casa». La liturgia della Parola ha fatto risuonare, tra l’altro, il Salmo 24: “Chi salirà il monte del Signore, chi starà nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non pronunzia menzogna, chi non giura a danno del suo prossimo”. E mons. Boccardo ha commentato: “Nessuno ha mani innocenti e cuore puro, nemmeno noi che non siamo in carcere. Ci costa riconoscere questa verità, perché vogliamo vedere solo le cose belle della vita. Ma tutti portiamo ferite, le nostre mani non sempre sono pure, i nostri cuori spesso sono avvelenati”. “Comprendo che per voi il primo sogno è quello di uscire- ha aggiunto mons. Boccardo So che è difficile, non immediato, per alcuni irrealizzabile. Ma allora lo dobbiamo spegnere? No. Credo invece che dovete coltivare i vostri sogni, perché il bene è sempre possibile. Come ci ha ricordato papa Leone XIV domenica scorsa al Giubileo del mondo carcerario, la storia della persona non coincide con quello che ha fatto, nessuno può essere identificato con le azioni che ha compiuto”. Da qui l’invito “a cercare i sogni di bene dai quali far venire a galla i gesti di bontà, di misericordia e di perdono che, sono certo, abitano in voi. La vostra identità, lo sappiamo, è ferita e sanguina: ma questo peso deve diventare uno slancio in avanti. Sognare è possibile anche dentro questa casa dove la libertà è limitata”. Prima di lasciare il Penitenziario, mons. Boccardo si è recato a salutare e a scambiare gli auguri di Natale con i detenuti in regime di 41 bis.