“Il patriarca Marco ci ha insegnato innanzitutto ad essere dei veri uomini secondo la maturità di Cristo Signore”. Lo ha detto il card. Oscar Cantoni, vescovo di Como, nell’omelia della messa presieduta sabato 18 ottobre a Venezia, nella basilica di San Marco, in memoria del centenario della nascita del card. Marco Cè, patriarca emerito della diocesi lagunare, avvenuta a Izano, nel cremasco, l’8 luglio 1925.
“Questa – ha precisato Cantoni, personalmente molto legato al defunto patriarca – è la condizione indispensabile per stabilire relazioni vere e durature con le persone, con la tanta gente con la quale veniamo a contatto nel nostro ministero di presbiteri. Una umanità che dà sicurezza e fiducia alle persone, con le quali stabilire un dialogo cordiale e sincero, nel pieno rispetto della personalità di ciascuno”. In secondo luogo, ha sottolineato inoltre il presule, “con il suo animo semplice e mite, il patriarca Marco è stato un uomo ecclesiale. Non aveva altri interessi che quello di rappresentare al vivo il suo Signore, di amarlo e di farlo amare a tutti, in ogni età della vita e in ogni circostanza. Non un Signore disincarnato, ma presente, vivo e operante nella sua Sposa, la santa madre Chiesa. Il bene delle anime fu la sua unica grande passione. Il suo impegno era quello di far emergere in ciascuno i doni derivati dal Battesimo, così come anche di promuovere responsabilità laicali”.
Lo “sguardo fisso su Cristo, unico Salvatore, è quanto ci suggerisce anche oggi il patriarca Marco, insieme – tra le tante cose – alla sua premurosa e costante attenzione di padre verso il Seminario e verso i preti per i quali si rendeva sempre disponibile tanto da raccomandare sempre al segretario – il carissimo don Valerio, ricordiamo anche lui, a quasi due anni dalla morte – di fare ‘ponti d’oro’ di fronte alle richieste e alle necessità dei sacerdoti”, ha ricordato il patriarca di Venezia Francesco Moraglia nel suo saluto.