Ucraina: per la prima volta un percorso di aiuto e sostegno spirituale agli ex prigionieri ucraini liberati. A promuoverlo il redentorista padre Bohdan Geleta

(Foto Ugcc)

Trasformare la prigionia in un percorso di aiuto e sostegno anche spirituale a quanti hanno vissuto la stessa esperienza. E’ quanto sta facendo padre Bohdan Geleta, il religioso Redentorista che ha trascorso insieme a p. Ivan Levytskyi quasi un anno e otto mesi in prigionia. Il religioso ha promosso, dal 10 al 14 ottobre, presso il Monastero di San Giuseppe dei Padri Redentoristi a Ivano-Frankivsk, le prime giornate di rinnovamento spirituale in Ucraina per gli ucraini liberati dalla prigionia russa e i loro familiari. L’evento è stato un’esperienza spirituale unica per 78 partecipanti provenienti da diverse regioni dell’Ucraina, da Zaporizhia a Leopoli.

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Le Giornate si sono svolte sotto il titolo “Il cammino di Dio verso l’uomo e il cammino dell’uomo verso Dio”. “La mia idea è nata lì, quando ero in prigionia”, ha detto padre Bohdan Geleta in un’intervista che è stata rilanciata sul sito della chiesa greco-catotlica ucraina (ugcc.ua). Il sacerdote ha osservato che inizialmente avevano pianificato di organizzare l’iniziativa solo per i prigionieri liberati, ma poi la proposta si è allargata alle loro famiglie. Il programma ha alternato momenti di preghiere comunitarie, liturgie, confessioni, conversazioni spirituali personali, arteterapia e un incontro con un violinista. All’organizzazione si sono unite le suore Redentoriste e Padre Sava, un monaco studita.

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“Non è facile uscire dal dolore che si è provato. Ma quando le persone iniziano a condividere, Dio guarisce attraverso la loro stessa esperienza. Non dovremmo chiuderci, perché la testimonianza di uno può guarire un altro”, dice Padre Bohdan. Dopo la prigionia, molti dei partecipanti sono rimasti chiusi in casa per mesi, addirittura anni, senza avere mai avuto la possibilità di condividere le loro esperienze con gli altri. “E qui invece si sono incontrati come fratelli e in questo gruppo hanno trovato la forza di raccontare ciò che avevano vissuto. Ed è stato come se una ferita fosse stata tagliata, il pus fosse fuoriuscito e fosse stato lavato con acqua pulita. E questa ferita è stata fasciata, e si sono sentiti meglio”, ha descritto figurativamente padre Bohdan. Alla domanda sulle maggiori difficoltà che incontra chi è tornato dalla prigionia, padre Bohdan risponde: “La cosa più difficile è sentire di non essere più necessario a nessuno”. Molte persone liberate dalla prigionia si isolano e non hanno contatti con il mondo esterno. “Questo distrugge una persona. Perché poi si pone la domanda: perché ho vissuto e ho fatto tutto questo?”. I partecipanti si sono scambiati i contatti e hanno creato un gruppo congiunto su Messenger, dove continuano a comunicare, sostenersi a vicenda, condividere foto e impressioni. A causa dell’elevata richiesta, si è già formato un secondo gruppo e gli organizzatori prevedono di organizzare le prossime giornate di rinnovamento spirituale dopo Capodanno.

Il 28 giugno 2024, due sacerdoti della Chiesa greco-cattolica ucraina, membri della Congregazione del Santissimo Redentore, p. Ivan Levytskyi e p. Bohdan Geleta, sono stati liberati dalla detenzione russa. Erano stati arrestati nella Berdiansk occupata il 16 novembre 2022. Per moltissimo tempo non ci sono state informazioni sui due prigionieri. Solo a maggio 2024 Sua Beatitudine Sviatoslav ricevette la notizia che i padri Ivan e Bohdan erano vivi e che c’era speranza per il loro rilascio. Il 28 giugno è arrivato quel giorno.

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