Venezuela: Scalabriniani, “la luce di José Gregorio segno di riscatto e giustizia per i rifugiati”

Si chiama José Gregorio e ha solo dieci mesi. “Nei giorni scorsi – racconta al Sir Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani –, in occasione di una celebrazione con i migranti venezuelani, a Bogotá, ero seduto a fianco di Maria Fernanda, afro-venezuelana di Maracaibo, 23 anni. Durante il segno della pace ha mostrato in alto il figlio, quasi toccando il cielo nella sua richiesta di giustizia, battezzato in memoria di José Gregorio Hernández, ‘médico de los pobres’, che sarà canonizzato domani, 19 ottobre, in piazza San Pietro. Una conferma del legame tra il popolo venezuelano e questa figura, che sale agli altari, oltre che una forma simbolica di resurrezione per Maria Fernanda, fuggita da un accampamento della dissidenza della guerriglia Farc nel Catatumbo, alla frontiera con il Venezuela, dove era una schiava sessuale alla mercé dei guerriglieri. Accolta dalla casa di accoglienza dei missionari scalabriniani di Cúcuta, ora rifugiata a Bogotá, gli occhioni felici di José Gregorio, 10 mesi, sono anche il simbolo del lavoro diplomatico e pastorale del cardinale scalabriniano Silvano Tomasi, ex osservatore della Santa Sede nel sistema delle Nazioni Unite di Ginevra, poi al Dicastero per lo sviluppo umano integrale del Vaticano, che porta sempre nel cuore la Colombia”. La luce di José Gregorio ha illuminato anche il dossier appena presentato all’Ufficio del Difensore del popolo da varie espressioni della società civile legate alla cooperazione italiana, come Osservatorio Selvas, Scuola viaggiante, Cipsi, Creciendo Unidos, Istituto di pace Ipazde dell’Università Santo Tomas di Bogotá, Comunità di Sant’Egidio, Osservatorio sulle realtà sociali dell’arcidiocesi di Cali. Nel report si sottolinea: “L’America Latina è territorio di origine, transito, ritorno e uno dei principali Paesi di accoglienza dell’America Latina, con oltre 2,8 milioni di migranti e rifugiati in Colombia, per lo più venezuelani. Noi delle organizzazioni della società civile internazionale insistiamo affinché le politiche migratorie abbiano un approccio basato sui diritti umani, incentrato sulla persona, che garantisca dignità e uguaglianza dei diritti, indipendentemente dallo status migratorio”. Il documento sottolinea la “femminilizzazione della migrazione” e mostra che esse affrontano rischi e realtà differenti, dalla violenza di genere alle disuguaglianze nell’accesso a un lavoro dignitoso e alle violazioni dei loro diritti sessuali. Questo dibattito sui diritti dei popoli migranti approda in questi giorni all’Università Santo Tomas, dove si riunisce la Commissione mondiale di giustizia e pace dell’Ordine dei domenicani.

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