Natale 2020: Ermes Ronchi, nelle tenebre di pandemia, crisi sociale, incertezza del futuro “la luce che avvolse i pastori” può “dare speranza anche a noi”

Un Natale inedito, sul quale incombono le tenebre di pandemia, disoccupazione, crisi sociale e incertezza del futuro; eppure “la luce che avvolse i pastori nella notte” può “dare speranza anche a noi”, dice in un’intervista al Sir p. Ermes Ronchi, religioso dell’Ordine dei Servi di Maria, rilanciando l’incoraggiamento degli angeli a non temere. “In stagioni desolate come la nostra è importante aggrapparsi a queste parole”, spiega. “Se io credo che il filo della vita sia saldo nelle mani del Signore, può accadere di tutto ma io non posso temere”. Del resto, “credere nel domani è un atto di coraggio, di resistenza; è più facile rassegnarsi e abbandonarsi al pessimismo, fuggire. Io invece spero nel domani e metto in gioco tutto me stesso per costruire un futuro diverso”. P. Ronchi ricorda che “non temere” o “non temete” sono esortazioni che percorrono tutte le Sacre scritture: “Il ‘non temere’ che si sussegue ben 365 volte nella Bibbia diventa il nostro buon giorno: il risveglio di Dio ogni giorno dell’anno”. Quel Dio che “considera ogni uomo più importante di se stesso al punto da trasformare il Verbo nel vagito di un neonato e di dare la vita per ciascuno di noi”.
Natale, prosegue il religioso, “è la certezza che la nostra carne è santa perché si è mescolata con Dio. Nessuno può dire: qui finisce l’uomo e qui comincia Dio, perché infinito e finito si sono mescolati, sono dentro di noi in una miscela prodigiosa. Se noi ne fossimo consapevoli potremmo essere testimoni di luce. Insomma, dire “il Verbo si è fatto carne” significa che “all’interno del nostro Dna c’è il cromosoma di Dio”.

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