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Incontro vescovi e sindaci del Mediterraneo. Patton (Custode Terra Santa): “Non trasformare le frontiere in check point”

La Custodia a Firenze: tra i partecipanti all’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, in programma nel capoluogo toscano, dal 23 al 27 febbraio prossimi, ci sarà anche il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton. Con lui saranno rappresentate tutte le comunità francescane sparse in tutte le rive e nel cuore del Mare Nostrum, quelle di Israele, Palestina, Libano, Siria, Egitto, Cipro e Rodi, Grecia, Spagna, Italia

Mediterraneo centrale (Foto di Laurin Schmid/Sos Mediterranee)

La Custodia a Firenze: tra i partecipanti all’incontro “Mediterraneo frontiera di pace”, in programma nel capoluogo toscano, dal 23 al 27 febbraio prossimi, ci sarà anche il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton.

(Foto: AFP/SIR)

Con lui saranno rappresentate tutte le comunità francescane sparse in tutte le rive e nel cuore del Mare Nostrum, quelle di Israele, Palestina, Libano, Siria, Egitto, Cipro e Rodi, Grecia, Spagna, Italia.

“Noi ci sentiamo parte di tutte le sponde di questo Mare – dice al Sir il Custode – e avvertiamo fortemente il bisogno di superare le barriere date dai confini trasformati in check point. Confini e frontiere possono essere una realtà permeabile oppure diventare ostacoli che impediscono il passaggio di culture, di popoli, di fedi e di merci. Vivendo in un contesto così complesso e in Paesi che non sempre sono in relazioni amichevoli, come Custodia sentiamo il bisogno di superare i confini”.

(Foto Vatican Media/SIR)

Avviare un processo. Un bisogno che pone i frati della Custodia in prima linea a servizio dei tanti migranti che affrontano il Mediterraneo in cerca di futuro, lontano dalle guerre e dalla povertà. Rodi e Cipro sono due avamposti di accoglienza dove la Custodia offre la sua opera. “Cipro – ricorda il Custode – è l’isola che detiene la percentuale più alta di rifugiati e stranieri in rapporto al numero degli abitanti. Quando il Papa è venuto lo scorso dicembre a Cipro e ha celebrato nella nostra Chiesa di Nicosia l’incontro con i rifugiati, è rimasto impressionato nel vedere chiesa e convento circondati dal filo spinato. Questo è l’esempio di ciò che dicevo prima: le frontiere che diventano check point. Così accade che, per chi fa affari, i confini sono sempre permeabili, per chi cerca invece futuro e dignità diventano una barriera”.

“Non trasformiamo le frontiere in check point”.

Firenze, dunque, sarà una importante occasione di dialogo e di ascolto reciproco, come fu la prima edizione di Bari nel febbraio del 2020, quando già la pandemia si stava espandendo. “Nel capoluogo toscano – precisa padre Patton – oltre alla componente religiosa, ci sarà anche quella civile, rappresentata dai sindaci delle principali città del Mediterraneo. Questo darà ulteriore spinta al dialogo e alla condivisione, perché saranno incontri che possono incidere nella pubblica opinione”. La speranza del Custode è la stessa del sogno di La Pira, ispiratore dei Colloqui sul Mediterraneo: “Vedere il mondo che si incontra partendo da posizioni a volte ostili”. A Firenze, spiega, “ci saranno vescovi e soprattutto sindaci di Paesi e fedi diverse. Spero nell’incontro e nel dialogo. Non ho particolari aspettative per grandi messaggi o proclami finali. Il valore di questo incontro è avviare un processo che, come dice spesso Papa Francesco, è molto più importante che non sottoscrivere una dichiarazione di intenti. Ritrovarsi invece può incidere moltissimo nelle nostre società”. Con un riflesso pratico in più: “Gli stessi vescovi e sindaci che arriveranno a Firenze – annota il Custode – potranno sperimentare di persona cosa vuol dire servirsi di ‘corridoi’ privilegiati per entrare in Italia e tornare nei loro Paesi. Sono esperienze che ci fanno capire cosa significa muoversi in contesti difficili”.

La civitas. Tra i temi centrali in agenda a Firenze, quello della cittadinanza, “è nodale, ma non certo una novità perché attraversa i secoli” spiega Patton. “Lo troviamo nella Bibbia e incarnato nella civitas di Gerusalemme che da un lato rappresenta una utopia e dall’altro la speranza che la Gerusalemme terrena si ispiri a quella celeste. Gerusalemme è una città con 12 porte sempre aperte, la città dei 144mila, e di uomini di ogni tribù, lingua, razza, popolo e nazione. È una civitas che sa raccogliere tutta l’umanità, è il sogno di tutta l’umanità. Cittadinanza esprime il sogno di far parte di una civitas, di una realtà di convivenza umana, regolata armonica, bella, stabile e serena che gode della luce di Dio”.

“La città di Dio – rimarca il Custode di Terra Santa – non è qualcosa che riguarda il dopo ma il modo di interpretare il nostro modo di stare nella città del presente. Se stiamo nella città con determinati valori allora la città umana è la civitas Dei, diversamente la città diventa un inferno a misura di uomo”.

(Foto Vatican Media/SIR)

“Ricordiamo il documento di Abu Dhabi dove si ribadisce, tra le altre cose, che le minoranze devono avere pieno diritto non solo di esistere ma di avere voce, di essere ascoltate, di dare un contributo responsabile allo sviluppo umano del Paese cui appartengono”.

La proposta. “Io credo che iniziative come queste di Bari e Firenze non debbano restare confinate solo in Italia ma spingano i vescovi dell’Europa nel cuore del Mediterraneo. Penso che una candidata a ospitare il prossimo incontro potrebbe essere Cipro, l’isola che è al tempo stesso Europa e Medio Oriente, un luogo che raccoglie tutte le possibilità e le contraddizioni di questa area. Non è un caso che il Papa abbia voluto visitare questa isola”.

 

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