
Dal 30 maggio al 1° giugno si celebra il Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani, uno dei grandi eventi nel calendario dell’Anno Santo 2025. Dall’8 maggio la Chiesa ha un nuovo Successore di Pietro, Leone XIV. Il 16 maggio, nel suo primo incontro con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Leone XIV ha sottolineato: “È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, ‘società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società’. Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato”. Quali sono oggi le aspettative del Forum delle associazioni familiari per il pontificato di Papa Prevost? Lo abbiamo chiesto al suo presidente nazionale, Adriano Bordignon.

(Foto Siciliani – Gennari/SIR)
Se fosse possibile inviare un messaggio a Leone XIV, cosa gli chiedereste?
Abbiamo due registri di desiderio, di speranza condivisa. La prima è che ci sia una continuità in questa storia della nostra Chiesa che stiamo già vedendo sin dalle prime parole che Leone XIV ha pronunciato quando, in più occasioni nel suo discorso iniziale dalla Loggia delle benedizioni, ha richiamato Papa Francesco: quindi,
stare dentro questa storia di popolo di Dio nella quale ci sentiamo parte come famiglie, come segno di unità.
Segno di unità che è un segno distintivo della Chiesa nel mondo di oggi, nel momento in cui nessuna organizzazione umana ha la capacità di tenere l’unità nella differenza, nella presenza in tutti quanti i continenti, ecco, penso sia un segno importante. Questa è un’aspettativa per noi veramente significativa.
L’altro desiderio?
La questione della pace, che ci sta veramente arrovellando e che segna la nostra possibilità di sperare. Le nuove famiglie che si stanno costituendo vedono un futuro sempre fosco se guardano all’uomo, perché abbiamo 60 guerre aperte nel mondo, che si fanno sempre più vicine al quotidiano anche delle famiglie italiane, ognuno di noi vede la sofferenza sempre più vicina, i figli dicono ai genitori di non guardare più i telegiornali perché in ogni momento si vedono cose tristi e dolorose. Questa è una grande preoccupazione: per tutte le famiglie il primo pensiero è che non ci sia più la guerra perché quando c’è la guerra i più esposti sono i fragili, i più giovani e quindi questa è una realtà che preoccupa tantissimo.
Le parole di Leone XIV sulla pace ci danno speranza.
Rispetto ai temi cari al Forum cosa sperate da Leone XIV?
Leone XIV, già da cardinale, si era esposto sulle questioni della famiglia in più occasioni, sulla vita, sulla dignità della persona dal concepimento fino alla morte naturale, ma anche in tutte le fasi intermedie della vita, e anche rispetto a tutte le povertà, le fragilità, la questione delle migrazioni. Penso che questo desiderio di unità, che è un desiderio che hanno nella naturalezza del cuore le famiglie, sia stato espresso in modo straordinariamente bello nella giornata dell’8 maggio. Ancora più forza hanno le parole che ha rivolto, da Papa, al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, quando ha chiesto di investire sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, e di tutelare la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato.
In un’intervista quando era cardinale, Leone XIV parlava dell’importanza di essere cresciuto in una famiglia cattolica per la sua fede. Forse oggi dimentichiamo troppo spesso quanto sia importante la famiglia come primo luogo della trasmissione della fede.
Sì, è proprio così. Credo che questo sia un richiamo alla responsabilità delle famiglie. Le famiglie possono essere laboratori di umanizzazione, possono essere luoghi primari anche di evangelizzazione, quindi in questo senso, come famiglie, ascoltando adesso le parole di Leone quando non era ancora Papa, sentiamo quanto importanti siamo per la Chiesa e per il mondo. La famiglia non è un semplice fatto di affetti, non è un semplice fatto privato, ma è una dimensione esistenziale che ti apre al mondo, che apre alla fede, alla spiritualità, ma anche alla cura delle relazioni con l’altro, perché la fede è un’esperienza di comunità.
Sempre in questa intervista l’allora cardinale raccontava di un dialogo molto importante con il padre, quando, nella fase di discernimento prima di iniziare il noviziato, aveva come tutti i giovani dei dubbi se intraprendere una vita religiosa o formarsi una famiglia. E il padre gli ha fatto capire quanto fosse bella anche la vocazione, l’essere unito a Cristo. Prevost ha ammesso che le parole del padre sono valse più di quelle di dieci direttori spirituali. In un’epoca in cui mancano figure di adulti significative, quanto invece è importante questo ruolo che possono avere i padri e le madri oggi?
Questo secondo me è un richiamo estremamente significativo alla questione educativa. Oggi l’educazione è tra i temi principali che devono toccare l’interesse delle famiglie, ma anche di tutta la società. Le parole dell’allora card. Prevost richiamano i genitori a occuparsi di educare i figli, portandoli fuori nel mondo e non verso se stessi, in zone di confort. Ecco, questo è il rischio che molto spesso noi genitori in questa epoca corriamo, cioè quello di fare i genitori “spazzaneve”, i genitori accomodanti. Aprire i figli alla problematicità, alla complessità, alla responsabilità verso il mondo e alla responsabilità verso la propria vocazione: penso sia una sfida straordinariamente complessa, ma straordinariamente bella. Ecco, è il contributo grande che le famiglie possono portare al mondo.
A breve ci sarà il Giubileo delle famiglie. Cosa vi aspettate da questo primo incontro con Papa Leone?
Oggi una grande attesa delle famiglie è avere segni significativi per poter sperare e per farsi come famiglia generatori e custodi della speranza. L’Anno giubilare indetto da Papa Francesco attorno alla questione della speranza è veramente un nodo fondamentale per tanti aspetti. Come ricordava nella bolla di indizione Papa Francesco,
la speranza è un elemento fondamentale per la natalità, per aprirsi alla relazione e al matrimonio.
Oggi i matrimoni religiosi e civili sono in continuo e costante calo, ma senza la speranza, senza la fiducia non si corre il rischio di una relazione stabile e duratura. La speranza è quella che noi ci aspettiamo sia rinfocolata in questo prossimo incontro con Papa Leone.
Papa Prevost ha ricoperto vari incarichi e questo gli ha permesso di conoscere anche da vicino la vita della gente. Anche questo è un po’ una garanzia per le famiglie…
Sì, questo è un aspetto che va considerato. Penso che il popolo di Dio, le famiglie, in particolare, abbiano prima di tutto bisogno di sentirsi parte, di sentirsi amate e di sentirsi comprese. Non c’era l’aspettativa di un Papa specialista di qualcosa, ma c’era l’attesa di un Papa specialista di umanità. Questa versatilità, questo stare in mezzo, anche sporcarsi le mani in diversi ambiti di Robert Francis Prevost ci dà dei buoni segnali che noi vediamo veramente con fiducia, perché la quotidianità delle famiglie è fatta di tanti aspetti, di tenere insieme il differente, di articolare le complessità, di rilanciare le sfide. Le famiglie non sono fatte di specializzazioni, di sotto realizzazioni, ma di unità e di dimensionalità attorno all’esperienza umana, all’esperienza relazionale, che è quella che segna la storia delle famiglie e dei popoli.