Papa Francesco. D’Angelo: “Il sistema di protezione civile è pronto per garantire accoglienza e sicurezza nell’ultimo saluto”

In campo 3mila volontari, tra i territoriali e quelli giunti da altre regioni, per offrire un’assistenza di prossimità a chi giungerà a Roma in questi giorni

(Foto Calvarese/SIR)

Un ultimo, grandissimo, abbraccio a Papa Francesco. Roma si sta preparando ai funerali del Pontefice e ad accogliere le centinaia di migliaia di persone che verranno a dare l’ultimo saluto al Papa venuto da lontano, ma così vicino al cuore di tutti. Già da mercoledì 23 aprile, lunghissime file di fedeli si sono incamminate verso la basilica di San Pietro dove è esposta la salma del Santo Padre. Fino a venerdì 25 aprile, alla 19, sarà possibile omaggiare Papa Francesco in basilica. Per i funerali è prevista un’affluenza enorme ed è partita la macchina organizzativa del Dipartimento della Protezione civile, per garantire a tutti accoglienza e sicurezza. Ne parliamo con Luigi D’Angelo, direttore operativo per il coordinamento dell’emergenze della Protezione civile nazionale.

Come vi state organizzando per i funerali di Papa Francesco? Un evento che prevede un grandissimo flusso di persone che si aggiunge anche al Giubileo degli adolescenti, che già prevedeva un buon numero di ragazzi da tutto il mondo in questi stessi giorni a Roma.

Il Giubileo degli adolescenti si attestava sulle 120.000 presenze. Noi infatti avevamo già organizzato anche un campo di accoglienza per oltre 4.300 ragazzi. L’afflusso a Roma per la morte di Papa Francesco si somma agli importanti impegni giubilari, ma, da un certo punto di vista, prende anche a piene mani da quello che è il dispositivo già predisposto per gli eventi giubilari, perché poi si svolgono tutti nella stessa area. Quindi diciamo che il dispositivo aggiuntivo che noi stiamo organizzando come intervento del Servizio nazionale di protezione civile va ad inserirsi su quelli che erano già i numeri di uomini, donne, volontari di protezione civile, ma anche di sanitari e di altre forze dell’ordine che già in qualche modo partecipavano ad un’azione di supporto e di sostegno per quanto riguarda il Giubileo.

La morte del Santo Padre ha necessitato di un impegno straordinario ancora più importante.

Il Governo, con un proprio decreto, ha individuato nel capo del Dipartimento della Protezione civile il coordinatore delle attività complessive, ma è un’azione che stiamo facendo in maniera assolutamente sinergica con il sindaco che peraltro è anche il commissario straordinario di Roma capitale, la regione, la prefettura. L’intervento del Servizio nazionale di protezione civile consente di integrare tutte le pianificazioni che erano state previste per il Giubileo con numeri molto più importanti per la morte del Papa.

Si può fare una stima di quante persone arriveranno a Roma per i funerali di Papa Francesco?

Non farei molto affidamento ai numeri, perché le stime possono cambiare: magari le persone decidono anche all’ultimo momento di mettersi in viaggio e raggiungere la capitale. Noi abbiamo uno scenario di riferimento, se così si può dire, che è quanto avvenne nel 2005, quando morì Giovanni Paolo II, quando transitarono oltre tre milioni di pellegrini nelle giornate dell’ostensione e delle esequie. E poi ci furono 500.000 persone nella piazza e 600.000 al di fuori. Quello del 2005 è soltanto uno scenario su cui noi abbiamo pianificato le nostre attività in termini di numeri di persone, di volontari, di squadre, di sanitari che sono all’interno dell’area. I numeri li monitoriamo in tempo costante.

(Foto ANSA/SIR)

In che modo lo fate?

Intanto c’è il centro della Viabilità nazionale del ministero dell’Interno che monitora tutto quello che è l’afflusso fuori dall’area extraurbana costantemente, quindi cosa si muove su gomma, compresi i pullman, quali sono gli arrivi di treni d’intesa con Ferrovie dello Stato e gli altri soggetti che gestiscono le ferrovie, con Enac, Enav e le società aeroportuali monitoriamo l’afflusso attraverso gli aeroporti, con le Capitanerie di porto anche l’afflusso attraverso i porti. Poi ci sono dei monitoraggi più di prossimità, abbiamo delle squadre che operano presso le stazioni della metro di Lepanto, Ottaviano, Cipro e presso la stazione ferroviaria di San Pietro: così c’è un monitoraggio in tempo reale di flussi che arrivano. Quindi i numeri sono costantemente in aggiornamento. Per la stima, si potrebbero fare diverse ipotesi, però chiaramente tutto dipenderà da chi deciderà di avvicinarsi alla zona di San Piero, compresi i romani. Noi siamo pronti con un piano che preveda sia la presenza nell’area più interna, più ristretta, che è tutta l’area di San Pietro, di Via della Conciliazione, Piazza Pia e zone limitrofe, sia anche di un avvicinamento da tutte queste fermate della metro che potrebbero determinare, qualora i numeri fossero molto importanti, anche file a piedi di persone lungo le principali vie che portano dalle stazioni metro e ferroviarie verso San Pietro. Il piano che abbiamo immaginato tiene conto di tutto questo, guarda a dei numeri molto importanti e lo attiviamo in forma modulare.

Qual è la zona dove siete maggiormente concentrati?

Lavoriamo molto sulla zona di San Pietro perché sono moltissime le persone che sono sulla piazza e si stanno avvicinando alla basilica per omaggiare la salma. Man mano che dovessero aumentare le persone all’interno, provvediamo con quello che è il dispositivo che abbiamo già messo in piedi, quindi sostanzialmente volontari di protezione civile, volontariato più di natura sanitaria, medici e infermieri con la pianificazione fatta dalla Regione Lazio. Già dal 21 aprile sono in campo oltre 2.000 volontari di protezione civile dalle altre regioni italiane e anche dispositivi di ambulanza ed altre squadre sanitarie che sono arrivate dal resto d’Italia. A tutto ciò si aggiungono le forze dell’ordine sia territoriali, sia in aggiunta da fuori. Un piano predisposto anche per numeri più importanti di quelli a cui assistiamo in questo momento.

Quanti sono in totale i volontari, tra i locali e quelli dalle altre regioni?

Arriviamo ad un numero di 3.000 compresi i volontari territoriali che erano già in qualche modo attivi per gli eventi giubilari. Quindi abbiamo incrementato di parecchio questi numeri per poter far fronte a queste giornate.

Quali sono le difficoltà maggiori che vi trovate ad affrontare?

In un evento che coinvolge anche noi operatori di protezione civile c’è un equilibrio da trovare tra l’emotività e la razionalità di cui si necessita per poter essere attivi nell’azione.

Il nostro focus maggiore è quello di assistere le persone affinché possano vivere questo momento nella maggiore tranquillità possibile, con un’assistenza di prossimità

che viene fatta proprio dal personale che è presente all’interno delle aree.

(Foto Vatican Media/SIR)

Lei parla anche di un aspetto emotivo: di fronte alla morte di un Papa, qual è la difficoltà anche per voi?

Ci sono state delle giornate, dei momenti bellissimi che abbiamo condiviso con Papa Francesco proprio come sistema di protezione civile, come quando ha ricevuto in udienza una rappresentanza del volontariato di protezione civile e dei funzionari del Dipartimento il 23 maggio 2022. È stato un momento molto emozionante. È stato molto generoso: tutti i volontari si sono avvicinati, non si è risparmiato. La sua profondità e la sua generosità credo che siano nel cuore di tutti gli uomini e le donne del sistema di protezione civile, dei volontari che ne conservano un bellissimo ricordo. Proprio per questo affetto verso Papa Francesco, forse la difficoltà è quella di non poter far venire a Roma tutti i volontari di protezione civile che vorrebbero essere qui ora per dare il loro contributo. Noi abbiamo individuato aliquote per ciascuna regione, quindi ciascun territorio sarà rappresentato.

È tutto pronto per l’ultimo saluto al Papa…

Sì, c’è un’azione di coordinamento tra tutti i soggetti. Tutti stanno dando un contributo: il sistema Paese è concentrato affinché tutto si svolga per il meglio. Anche se c’è a Roma il numero unico 112, a cui chiunque si può chiaramente rivolgere, noi cerchiamo di offrire l’assistenza di prossimità intervenendo immediatamente e intercettando i bisogni qualora dovessero verificarsi.

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