
(Sanremo) La grande festa della Canzone italiana è iniziata ieri intorno alle 20.30, con il défilé di tutti gli artisti in gara (tranne Kekko, leader dei Modà, a riposo dopo l’infortunio di sabato) che, da tradizione, anticipa la serata inaugurale del Festival. La folla a ridosso della passerella lilla (mentre il red classico red carpet quest’anno è green: il Comune erediterà i 300 metri di tappeto verde) davanti al teatro Ariston ha accolto sotto i riflettori i concorrenti con i loro outfit ricercatissimi (anche quelli all’apparenza casual, di Bresh e Massimo Ranieri, per esempio, nascondevano uno studio minuzioso per non passare inosservati), entusiasti di ricevere tanto affetto. Più blindata che mai, tra tornelli, zona pedonale ampliata e traffico limitato praticamente ovunque, la città in questa settimana offre il meglio di sé. Le luci regalano un’atmosfera magica, i fiori splendidi incorniciano vetrine e palazzi e regalano bellezza, armonia, gioia. Gli eventi non si contano: negli ultimi anni Sanremo è diventata davvero il centro della musica italiana e propone il Festival “diffuso”, tante location ospitano show di ogni genere, su tutti, i live che si svolgono in piazza Colombo dall’8 febbraio.
Resta l’Ariston, però, il posto prediletto dai turisti venuti apposta per la kermesse. Già stamattina presto via Matteotti era gremita, ma l’afflusso nella via del teatro non accenna a fermarsi. Nonostante il meteo avverso. È quasi mezzogiorno e ci fermiamo a chiacchierare con un gruppetto di liceali di Brescia: “Siamo qui per Rkomi, Gaia, Tony Effe, Clara. Sono ragazzi in gamba e ci rappresentano. Speriamo di riuscire a salutarli”. Poco più avanti una famiglia si prepara a mettere sotto i denti dei panini imbottiti. Pranzo al sacco, come in gita. “Siamo tornati dopo la splendida esperienza dell’anno scorso, arriviamo da Torino” dice papà Franco. “Sanremo unisce le generazioni: i miei due figli frequentano le Medie e sono stati loro a invitare la nonna, che ha accettato subito la proposta, ha un debole per Francesco Gabbani. I ritmi della vita quotidiana non ci permettono spesso di condividere così tanto tempo insieme” conclude.
Le “amiche del cuore” Rossana e Angelica, 62enni pensionate di Reggio Emilia, stanno chiedendo a chiunque porti un pass al collo se sia possibile acquistare due biglietti, a qualsiasi costo: “Non importa la serata, basta entrare. Siamo cresciute con il Festival, due poltrone all’Ariston non hanno prezzo”. Invece Sara, sulla trentina, un posto l’ha e mostra il tagliando orgogliosa: “L’ho comprato appena è stata aperta la prevendita. Sarò in platea alla finale, ma adoro vivermi ogni momento della manifestazione e sono partita ieri. Il mio fidanzato mi raggiungerà sabato stesso”. Sono numerose le coppie mature mano nella mano che si mescolano (perfettamente) tra i tantissimi giovani: “Approfittiamo del Festival per goderci qualche giorno di mare” raccontano Flavio ed Enrica, marito e moglie da quasi 40 anni, fiorentini.

(Foto SIR)
Fotocamera sempre accesa per non perdersi nemmeno un cantante e immancabile blocchetto per gli autografi, il neopatentato Pietro è in trasferta da Napoli con mamma Margherita, 51 anni: “Io aspetto Rocco Hunt e The Kolors, parliamo la stessa lingua e so a memoria tutte le loro hit. La mamma va matta per i Duran Duran, aveva la mia età, quando li seguiva in tour per mezza Europa. Le piacerebbe molto scattare un selfie con Simon Le Bon”. La provenienza spesso detta la preferenza: “Adoro Achille Lauro, romano come me. Ha talento, stile e un cuore d’oro, ha persino creato una Fondazione” spiega Maria, 25 anni. Ribatte Stefano, stessa classe: “Io tifo per Bresh. Siamo entrambi genovesi e lo conosco da quando non era ancora famoso”. Cartelloni con dediche appassionate per i vari idoli spopolano e non è facile sceglierne uno, per quanto siano originali e spiritosi. Tra gli striscioni, però, spicca: “Elodie, sposami!”, opera di Andrea, universitario padovano. “Tra poche ore rivedrò il mio grande amore, le ho anche parlato ieri, ho realizzato un sogno” racconta emozionato.
Spunta anche una bandiera della pace e non è fuori luogo: le canzoni sono un veicolo potentissimo per lanciare messaggi importanti, questa edizione del Festival in particolare lo testimonia. La tiene alta in cielo Angelo: “Basta guerra. Papa Francesco ripete di continuo ‘tacciano le armi’. Preghiamo affinché il suo appello venga ascoltato al più presto”. “Non dobbiamo mai dimenticarci dei conflitti in atto. Un pensiero va a chi soffre ed è inerme” aggiunge il fratello Roberto.
Proprio stasera il Festival darà spazio all’urgenza della pace. Sul palco dell’Ariston saliranno l’israeliana Noa e la palestinese Mira Awad. Le loro voci si fonderanno in ‘Imagine’ di John Lennon. Dichiara Noa:
“La situazione è terribile per tutti. Ci sono persone certe della loro vittoria finale, da una parte e dall’altra. Mentono, nessuno vincerà in questa guerra”.
“Soffriamo tutti: quanti hanno perso la vita, il lavoro, la casa, i sogni, i figli. Ma, tanto è orribile l’incubo, quanto è grande la possibilità di cambiare. Israele è governato dalla Destra che racconta ancora al popolo la bugia di potere gestire il conflitto. Il Governo ha sostenuto economicamente Hamas per continuare quello che stava facendo. Abbiamo vissuto nella menzogna e penso che lo stesso valga per il popolo palestinese e ora ci ritroviamo tutti in una catastrofe. Abu Mazen ha affermato che questa è la “seconda Nakba, la peggiore in assoluto per i palestinesi” e in Israele si parla di un orrore che non vivevamo dall’Olocausto. Ora possiamo fermarci e decidere se andare avanti così, chiederci se è quello che desideriamo per i bambini, per il futuro, per il mondo. Oppure smettere di pensare che la violenza e le armi risolvano qualsiasi questione e procedere con la diplomazia verso un compromesso; escludere gli estremisti e includere persone disposte al confronto e a trovare una soluzione attraverso cui i popoli possano vivere con dignità e uguaglianza. Non ci sarà una soluzione assoluta, una giustizia assoluta. Ora che siamo caduti così in basso, possiamo risalire”.
“Purtroppo, secondo me, possiamo scendere ancora più in basso. Perché, se continuiamo a fare quello che stiamo facendo, Israele contro Hamas, la situazione può peggiorare” sostiene Awad. “Per questo dico che dobbiamo fermarci”.
“Fermare il conflitto senza tornare allo status quo precedente di oppressione, altrimenti ci ucciderà tutti. Dobbiamo fermare la guerra e trovare un accordo di pace che permetta a israeliani e palestinesi di vivere in sicurezza e libertà identiche in quella terra da condividere. Noi palestinesi non andremo da nessuna parte, anche se Trump pensa il contrario. Non ce ne andremo da Gaza, dalla Cisgiordania o da Israele e gli israeliani non andranno da nessuna parte. Facciamo subito qualcosa o correremo tutti un pericolo estremo di violenze e ritorsioni a catena”. Aggiunge Noa: “Concordo con Mira, ma il mio ottimismo mi spinge a dire che non sprofonderemo ulteriormente. Abbiamo sofferto troppo e credo che una massa critica da entrambi i lati e la comunità internazionale diranno ‘basta’”. “Inshallah. Ce lo auguriamo”, concludono insieme.