Ecologia: Caritas e Legambiente, “degrado socio-ambientale e risorse, Italia spaccata in due”

Quale rapporto tra degrado sociale, ambientale e povertà in Italia? Da un rapporto di Caritas italiana e Legambiente emerge un Paese spaccato in due, anche a livello di buone pratiche. Con alcune sorprese e regioni insospettabili in posizione inedita. Lombardia, Emilia Romagna, Trentino, Veneto e Piemonte hanno migliori risorse socio-ambientali, ma anche criticità. Tra le più fragili Campania, Puglia e Lazio

Quali sono le regioni italiane dove il degrado ambientale e sociale si intreccia più fortemente con la povertà? E quali sono invece quelle che riescono a farvi fronte in maniera più innovativa e creativa, attraverso una nuova economia, circolare e civile? Alcune risposte sono contenute nel rapporto “Territori civili. Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale”, promosso da Caritas italiana e Legambiente e presentato oggi on line, nel quinto anniversario dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, alle cui parole sono ispirati i temi di indagine. Le emergenze ambientali colpiscono infatti, in maniera più distruttiva, le aree depresse. I poveri sono maggiormente esposti all’inquinamento, alle mancate bonifiche, al degrado, alla convivenza con zone inquinanti o alla vicinanza ad aree a rischio idrogeologico. I dati della ricerca sono stati raccolti attraverso i Centri di ascolto Caritas presenti in ogni diocesi d’Italia e le indagini svolte da Legambiente nel corso delle sue attività.

Una Italia spaccata in due. Dal punto di vista delle risorse sociali e ambientali emerge la fotografia di un’Italia spaccata in due, con quasi tutte le regioni del Nord collocate nel saldo positivo: Lombardia, Emilia Romagna, Trentino, Veneto e Piemonte.

Fanno eccezione Liguria e Valle d’Aosta (quest’ultima per il solo ambito ambientale).

Tutte le regioni del Mezzogiorno, invece, pur avendo grandi risorse ambientali che potrebbero essere valorizzate maggiormente, presentano “un grave deficit complessivo” a causa di fragilità sociali che incidono sulla qualità della vita: disoccupazione, dispersione scolastica, bassi livelli di reddito e alti livelli di disuguaglianza, saldo migratorio negativo, grave deprivazione materiale, durata abnorme dei procedimenti civili, ampie aree contaminate da bonificare.

Le regioni più fragili. La regione più fragile a livello socio-ambientale è la Campania, seguita dalla Puglia. Al terzo posto si colloca il Lazio, mentre la Toscana (sesta) deve fare i conti con un insieme di fragilità superiore a quello della Calabria.

Non mancano le sorprese: tre regioni del Nord figurano nelle prime 10 posizioni di questa “classifica delle criticità”: Emilia-Romagna, Liguria e Lombardia,

rispettivamente all’ottavo, nono e decimo posto.

Risorse e potenzialità. Nello studio vengono evidenziate anche le risorse e le potenzialità. Ad esempio, in un territorio con un’alta presenza di anziani, un servizio di trattamento di assistenza domiciliare integrata di buona qualità rappresenta sicuramente una risorsa, che incide sulla qualità della vita.  Oppure, in un contesto di forte disagio economico e sociale, una efficace risposta dei servizi sociali comunali di contrasto alla povertà, può sicuramente fare la differenza. Anche un alto numero di centri di ascolto Caritas può rappresentare un elemento di ricchezza, sia in termini di risposta al bisogno sociale ma anche per l’animazione del territorio e la promozione del volontariato. Riguardo al tema lavoro, “i livelli di innovazione del sistema produttivo, il numero di start-up e un’alta incidenza di giovani laureati, un alto tasso di natalità e l’alta incidenza di giovani nella popolazione costituiscono – secondo la ricerca – elementi di grande potenzialità e sviluppo”.

Le risorse ambientali. Sul fronte delle risorse ambientali gli ambiti di rilevazione sono: rifiuti, energia, agricoltura, rischio idrogeologico, aree protette, imprese e lavoro, certificazione ambientale e mobilità. Sono state valutate, tra l’altro, le imprese Green e i Green Jobs ma anche il cosiddetto Pib (Prodotto interno bici), ossia il valore economico generato dalla mobilità su bici. Spiccano, anche qui, Lombardia, Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige, che compensano in parte le criticità ambientali, soprattutto in Pianura Padana.

L’unica regione del Sud nelle prime dieci posizioni è la Sicilia, capofila in Italia per l’agricoltura biologica (oltre 385mila ettari)

e al terzo posto per i rifiuti organici avviati al compostaggio. In termini sociali la Sicilia ha sicuramente grandi potenzialità per gli alti tassi di natalità e di giovani under 35.

Le buone prassi in 12 comuni. Nella seconda parte del volume viene presentata una indagine qualitativa su 12 comuni: Cagliari, Campi Bisenzio (Firenze), Lecco, Lucca, Marcianise (Caserta), Padova, Palermo, Pontecagnano (Salerno), Reggio Calabria, Taranto, Terni. Sono 36 le esperienze raccontate. Tra queste: “WowNature” di Padova, i-Rexfo di Terni, “Daccapo centro del riuso” di Lucca, “Impresa sociale Lavoro insieme s.r.l.” di Cagliari, “Crams” e l’Ostello “Parco Monte Barro” a Lecco, i progetti di reinserimento socio-lavorativo di Taranto, la “Green station” di Pontecagnano, i “Cantieri culturali della Zisa” e il progetto “Ecco” – Economie circolari di comunità a Palermo, il progetto “Con-tatto” della Caritas diocesana di Caserta, le numerose iniziative nate nell’ambito del Distretto dell’economia civile di Campi Bisenzio.

Coinvolgere le comunità locali per un nuovo modello di società. “Dal racconto di queste esperienze – osserva don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – emerge la necessità di far convivere negli stessi tavoli di lavoro attori e idee un tempo lontani, coinvolgendo in modo sempre più massiccio la comunità locale: associazioni, comitati di quartiere, chiese locali, singoli cittadini, uniti nello sforzo di rendere la nostra casa comune più accogliente e abitabile per tutti”. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani auspica quindi “un nuovo modello di società e di economia civile, capace di generare benefici ambientali e sociali, invece di distruggere risorse naturali, moltiplicando povertà e disuguaglianze”.

 

 

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