Italiani nel mondo: storie, stereotipi e pregiudizi raccontati ai ragazzi. È il Rim junior 2020

Sarà presentato il 27 novembre durante il Festival della Migrazione il "Rim Junior 2020. Il racconto delle migrazioni italiane nel mondo", una pubblicazione della Fondazione Migrantes dedicata ai ragazzi, che utilizza immagini e un linguaggio semplice e accattivante

Un giro intorno al pianeta Terra per sfatare gli stereotipi sulle migrazioni e conoscere meglio la realtà degli italiani nel mondo. È questo lo scopo del “Rim Junior 2020. Il racconto delle migrazioni italiane nel mondo”, una pubblicazione della Fondazione Migrantes dedicata ai ragazzi, che utilizza immagini, un linguaggio semplice e accattivante, per descrivere il fenomeno della mobilità umana. Il tema del volume di quest’anno (198 pagine, Tau edizioni), sono proprio i pregiudizi e gli stereotipi vissuti dai nostri connazionali. Sarà presentato il 27 novembre (ore 10.30) in diretta streaming sul sito del Festival della Migrazione, in corso dal 26 al 28 novembre, per iniziativa della Fondazione Migrantes e delle diocesi del territorio emiliano, di “Porta Aperta” capofila di una cinquantina di organizzazioni del terzo settore, dell’Università di Modena e Reggio Emilia e del Centro di ricerca interdipartimentale su discriminazioni e vulnerabilità.

Sono quasi 5,5 milioni i cittadini italiani residenti all’estero e iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire), il 9% degli oltre 60 milioni di residenti in Italia, una cifra che considera solamente le presenze ufficiali. A parte vanno considerati i discendenti degli italiani, gli “oriundi”, e tutti coloro che si spostano in mobilità non ottemperando all’obbligo di legge dell’iscrizione all’Aire. Solo nell’ultimo anno ben 131 mila italiani sono partiti da 107 province italiane verso 186 destinazioni diverse.

Fatiche e rivalse degli italiani nel mondo. Una volta, racconta nel volume Delfina Licata, caporedattrice e curatrice del Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, “gli italiani si rifugiavano in Europa o oltreoceano perché fuggivano dalla fame, dalla guerra, dall’ignoranza, ma nelle terre dove arrivarono non vennero accolti, ma sopportati a fatica e tacciati con stereotipi infamanti, per cui la loro povertà è diventata sinonimo di ignoranza, di sporcizia, di abitudini vicine a quelle degli animali”. Però in alcuni contesti, prosegue, “gli italiani emigrati si sono presi la loro rivalsa, diventando protagonisti e fautori del bello, soggetti attivi di positività, leader da imitare”, dimostrando “capacità e doti, genialità e creatività”.

I pregiudizi contro gli italiani. Nel libro i ragazzi hanno la possibilità di seguire le avventure di donne e uomini italiani emigrati in tutti i continenti, scoprendo come la loro vita sia stata segnata dai pregiudizi. In Sud America, ad esempio, i nostri connazionali furono ribattezzati “carcamanos”. Nei modi di dire europei siamo quelli che vogliono lavorare il meno possibile. Per i polacchi “sciopero italiano” vuol dire fare le cose con estrema lentezza, e per gli ucraini la stessa espressione vuol dire fare proprio il minimo.

Storie allegre e tristi, barzellette, curiosità. Nel volume vengono raccontate storie allegre e barzellette, come quelle “dell’inglese, il francese e l’italiano”. Tra le varie curiosità, sarà possibile scoprire perché Mazzini scriveva lettere alla madre fingendosi donna o come mai gli studenti del filosofo e matematico Alfred Korzybski (colui che pronunciò la famosa frase “la mappa non è il territorio”) non gradirono i biscotti offerti dal loro professore. Utile sapere anche in quale occasione il latte sia diventato un alimento razzista. O come mai i cittadini di Bedford erano indecisi se importare italiani o mattoni. Non tutti sanno, ad esempio, che l’imperatore Mutsuhito voleva solo artisti italiani per far sorridere le statue nipponiche e che i tunisini imparano a parlare il siciliano all’Università. Tra le storie più commoventi vi è quella notadegli italiani Sacco e Vanzetti, vittime innocenti della pena capitale negli Stati Uniti. O casi meno conosciuti come il linciaggio di Aigues-Mortes nel 1893 in Francia, nel quale persero la vita almeno nove italiani che lavoravano nelle saline.

Un auspicio. “Nelle pagine che vi apprestate a leggere – scrive nell’introduzione di don Gianni De Robertis, direttore generale Migrantes , rivolgendosi ai ragazzi – troverete tante notizie e molte storie. Alcune ci sorprenderanno, altre ci faranno sorridere, altre ancora ci lasceranno con l’amaro in bocca. Scopriremo quante volte la cattiveria e l’odio sono stati rivolti a noi italiani, ai nostri avi partiti sin dal Novecento o ai nostri parenti che li hanno seguiti nel terzo millennio, per il semplice fatto di essere immigrati in terra straniera”. Il suo auspicio è che il libro “non resti privo di interrogativi da parte vostra e che alle domande seguano fatti, azioni concrete”. Perché

“un tempo gli immigrati eravamo noi e quelle stesse offese, oggi nella maggior parte dei casi superate, sono rivolte ad altri

che si trovano a vivere le difficoltà di chi si spostava dall’Italia un tempo”.

Piccolo glossario, bibliografia e vademecum. Nelle ultime pagine si trovano un Piccolo glossario dell’emigrazione, una Piccola bibliografia dell’emigrazione e un Vademecum per vincere gli stereotipi. Alla presentazione del 27 novembre interverranno, tra gli altri, don Gianni De Robertis e e Delfina Licata; Vincenzo Amendola, ministro per gli Affari europei (in attesa di conferma); Elly Schlein, vicepresidente Regione Emilia Romagna; Paolo Pagliaro, direttore 9colonne; Amir Issaa, musicista; Daniela Maniscalco, autrice Rim Junior; Mirko Notarangelo, direttore artistico del Rapporto.

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