Cannabis a tavola. Parlano gli esperti: “Legale non vuol dire innocuo”

Il 15 gennaio scorso, in Gazzetta Ufficiale, è stato pubblicato il decreto 4 novembre 2019 che fissa i valori delle concentrazioni massime (limiti massimi) di tetraidrocannabinolo (Thc) totale ammissibili negli alimenti ai fini del controllo ufficiale. Gli alimenti ammessi e i limiti massimi previsti dal decreto sono: semi di canapa, farina ottenuta dai semi di canapa, 2,0 mg/Kg; olio ottenuto dai semi di canapa, 5,0 mg/Kg; integratori contenenti alimenti derivati dalla canapa, 2,0 mg/Kg.  Si tratta di un settore della filiera agroalimentare in espansione, ma non si devono sottostimare eventuali rischi per la salute

C’è chi è soddisfatto e chi, invece, non nasconde preoccupazione, dopo la pubblicazione, il 15 gennaio scorso, in Gazzetta Ufficiale del decreto 4 novembre 2019 che fissa i valori delle concentrazioni massime (limiti massimi) di tetraidrocannabinolo (Thc) totale ammissibili negli alimenti ai fini del controllo ufficiale. Gli alimenti ammessi e i limiti massimi previsti dal decreto sono: semi di canapa, farina ottenuta dai semi di canapa, 2,0 mg/Kg; olio ottenuto dai semi di canapa, 5,0 mg/Kg; integratori contenenti alimenti derivati dalla canapa, 2,0 mg/Kg. La Coldiretti, ad esempio, evidenzia che con il decreto si danno risposte alle centinaia di aziende agricole che hanno investito nella coltivazione di questo tipo di pianta, con i terreni coltivati in Italia che nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte dai 400 ettari del 2013 a quasi 4000 nel 2018. Ci sono, però, due aspetti da tenere in considerazione. Innanzitutto, restano dei dubbi sulla non pericolosità in senso assoluto di questi prodotti. Non meno importante è il rischio che possa passare un messaggio fuorviante: che la cannabis non sia nociva per la salute. Abbiamo raccolto i pareri di Sabina Strano Rossi, tossicologa forense dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e di Mauro Cibin, psichiatra, direttore del Centro Soranzo – a 10 km da Venezia -, esperto di disturbi da uso di sostanze.

“Quello pubblicato sulla Gazzetta ufficiale è un decreto attuativo che riguarda la legge sulla produzione di cannabis a uso industriale, alimentare e da fibra e acquisisce dati sull’eventuale tossicità di Thc dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, pareri dati più che altro sulla presenza di Thc nel latte o nelle carni di mucche nutrite con derivati della cannabis, a cui si è aggiunto un ultimo parere sulla tossicità di Thc se assunto da alimenti con dosi massime molto basse. Si tratta, quindi, di prodotti alimentari che derivano dalla pianta e che di fatto non hanno principio attivo. C’è una piccolissima percentuale di Thc, in genere sulla superficie per contatto con le infiorescenze che ne possono invece contenere”, precisa Sabina Strano Rossi. “La filiera agroalimentare della cannabis è un settore in espansione, molto importante per l’economia. Probabilmente per questo dalla legge è stata data la possibilità di utilizzo”, aggiunge. La tossicologa forense ricorda, poi, che “anche l’Autorità per la sicurezza alimentare pone dei dubbi sulla reale concentrazione di Thc disponibile in questi prodotti alimentari. All’interno della pianta, infatti, è presente un precursore di Thc, che se la preparazione viene fumata viene trasformato in Thc attivo, altrimenti rimane Thc inattivo. Ma siccome i metodi analitici non sono sempre in grado al momento di distinguere tra precursore e Thc, questa percentuale di presenza di Thc viene data come Thc totale, precursore e Thc attivo. Non è ben chiaro se assunto per via orale questo precursore si trasformi nella sostanza psicotropa”. Insomma, “probabilmente c’è un rischio per la salute, ma essendo questo decreto limitato ai semi e ai derivati dei semi che contengono quantità estremamente basse di principio attivo, nella fattispecie il rischio è tenuto sotto controllo, ma non è possibile escluderlo completamente”.

Certamente, “quella prevista dal decreto attuativo pubblicato in Gazzetta è una questione ben diversa dal legalizzare la cannabis o permettere la vendita delle infiorescenze nei negozi di cannabis light. Quello è un discorso realmente pericoloso, perché si tratta di infiorescenze dove la percentuale del principio attivo, sebbene debba essere al di sotto dello 0,6%, può essere dannosa”. Perciò, la tossicologa forense mette in guardia dai tentativi di legalizzare la cannabis light, com’è successo per l’emendamento al Milleproroghe presentato nei giorni scorsi e poi bocciato: “Chi rifiuta emendamenti di questo tipo viene bollato come un reazionario, ma non è così. Attualmente la legge sulla produzione nella filiera agroalimentare non prevede che si utilizzino le infiorescenze per uso umano, mentre si intende legalizzare proprio questo tipo di commercio.

Si tratta di un tentativo pericoloso a livello politico e sociale”.

“La cannabis ha una sua pericolosità. Il fatto che essa sia probabilmente inferiore a quella di altre sostanze anche molto diffuse non la elimina”. Di questo è sicuro Mauro Cibin, che spiega: “Nel caso della cannabis la sua pericolosità è molto legata al dosaggio. Sappiamo che l’aumento delle situazioni più gravi legate all’assunzione di cannabis, ossia gli esordi psicotici nei giovani, dipendono dalla quantità di cannabis presente nella sostanza spacciata nel mercato nero, che è aumentata nel corso degli anni e questo la rende più pericolosa”. Lo psichiatra chiarisce: “Non possiamo dire che un dosaggio più basso è innocuo, è meno pericoloso. Infatti, se una persona prende tanta cannabis, comunque diventa un dosaggio alto. Un concetto analogo vale per gli alcolici. Sicuramente il vino è meno pericoloso del whisky ma se uno beve tre litri di vino è pericoloso lo stesso. Pertanto, non entro nella decisione di immettere la cannabis nel mercato perché è una questione politica, ma deve essere chiaro a tutti che stiamo immettendo nel mercato qualcosa che non è innocuo, bensì qualcosa che ha una sua pericolosità, per quanto non altissima”.

C’è un ulteriore aspetto, secondo Cibin:

“L’idea che passa è l’equivalenza ‘legale uguale innocuo’. Questo è un messaggio molto pericoloso.

Basti pensare al problema dell’alcol. Grazie a campagne di sensibilizzazione e all’educazione, stiamo abituando le persone a pensare che l’alcol non è innocuo. Oggi la maggior parte delle persone pensa che l’alcol è pericoloso, anche se può scegliere di usarlo. In passato l’alcol era considerato innocuo proprio perché era legale. Qui vale la stessa cosa: si associa l’innocuità alla legalità. Ma, attenzione: legale non vuol dire innocuo. Pensiamo al tabacco: anche in questo caso legale non vuol dire innocuo”. Di fronte a messaggi fuorvianti, “si dovrebbero dare informazioni in maniera sistematica, ma mi sembra che sul terreno della cannabis i buoi sono già scappati nel senso che soprattutto tra i giovani – e non solo – il messaggio dell’innocuità della cannabis sia ampiamente passato. La legalizzazione nelle forme ora attuata più che una causa di una percezione di innocuità è la conseguenza della percezione”. Il medico aggiunge: “Rispetto alla cannabis in generale – non mi riferisco ai dosaggi previsti dal decreto – ci siamo trovati di fronte negli ultimi anni a un fenomeno relativamente nuovo che è quello della psicosi da cannabis. Mentre prima i danni causati dalla cannabis erano cronici, nel tempo, poco visibili, poco manifestati, con la psicosi da cannabis ci troviamo di fronte a eventi acuti gravissimi e spesso destruenti per le persone in quanto invalidanti. Stiamo parlando di preparazioni di cannabis con concentrazione elevata però anche con concentrazioni più basse ci può essere lo stesso effetto se assunte in grande quantità. Come psichiatra ho visto gli effetti gravissimi, anche se non frequenti, della psicosi da cannabis.

Chi ha questa psicosi si distrugge la vita”.

Perciò, “sostenere che la cannabis sia innocua o che faccia poco male è un messaggio veramente deviante. La cannabis effettivamente a molte persone non fa un gran danno ma a quelli che ne fa gliene fa tanto”. Di qui l’avvertimento: “È pericolosissimo: non sappiamo a priori chi sarà quello a cui fa danno e quello a cui non lo fa”.

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