Comunicazione: un libro per “creare ponti” e “favorire l’incontro”

L'Ucs della Cei e il Cremit propongono un volume a commento del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. A corredo alcune schede operative per le diocesi, le parrocchie e le realtà comunicative

(Foto SIR)

“Creare ponti. Favorire l’incontro”. Sono questi, per Papa Francesco, gli obiettivi dell’agire comunicativo, che “richiedono anche una condotta professionale e personale basata sull’autenticità radicata nel cuore”. E’ quanto si legge nel volume “Parlare col cuore. Commenti al Messaggio di Papa Francesco per la 57a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali”, in cui dieci autori, con relativi dieci saggi, danno vita alla proposta editoriale realizzata dall’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei insieme al Centro di ricerca Cremit dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un libro, a cura di Vincenzo Corrado e Piergiorgio Rivoltella e giunto alla sua ottava edizione con Scholé-Morcelliana, si propone di “valorizzare il Messaggio del Papa e favorirne una maggiore diffusione nella comunità”. Destinatari: giornalisti, operatori dei media, direttori diocesani, operatori pastorali e della comunicazione, così come sacerdoti, educatori, insegnanti, catechisti e in generale famiglie. Lo sguardo adottato è quello multidisciplinare, grazie al coinvolgimento di autori ed esperti provenienti dai più differenti ambiti di ricerca: a firmare i commenti sono infatti, accademici, giornalisti, teologi, linguisti, scrittori, filosofi e studiosi che hanno sviluppato approfondimenti e suggestioni a partire dalle parole del Papa.

Ad aprire la sezione è Vincenzo Corrado, che propone quattro terapie per una “comunicazione cordiale”: quella della purificazione, della coscienza, della profezia e della speranza”.

“Il flusso – osserva il direttore dell’Ufficio nazionale della Cei per le comunicazioni sociali– deve tornare a sgorgare dalla sua sorgente per non esaurirsi a metà del corso. È un’immagine evocativa che aiuta a focalizzare la sede primaria del comunicare: il cuore. Nel suo movimento di sistole e diastole è possibile rintracciare, metaforicamente, il legame tra incontro, ascolto e parola; allo stesso tempo, la coerenza tra pensiero, comunicazione e vita. Incontrare fa rima con pensare, così come ascoltare con comunicare e parlare con vivere”. Sull’esempio di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, invita “a guardare dentro il nostro cuore” ed esorti “a tornare alla radice della vocazione del giornalista e del comunicatore: cercare la verità con la saggezza del cuore puro, senza pregiudizi; fare i conti con la propria coscienza, saper discernere nella confusione, nelle contraddizioni, nel chiacchiericcio, la verità oltre l’apparenza. E condividerla, e farla crescere, nel dialogo, nella relazione”. Ad allargare il campo, a rivolgersi alla comunità tutta – in particolare ai giovani – e non solo ai professionisti della comunicazione, è Ernesto Olivero: “Abbiamo capito che anche le nostre parole avevano un peso, così come il silenzio. È lo stile che di fronte a un problema non ti fa tirare fuori subito lezioni o soluzioni a buon mercato, ma accetta per prima cosa di piangere con chi piange, di ascoltare, di fasciare un dolore, un’attesa, appunto una speranza”. A schiudere la prospettiva dell’etica è Adriano Fabris, secondo il quale la comunicazione è “quell’esperienza imprescindibile nelle relazioni umane che va vissuta con misura, che va messa in opera eticamente”, cioè “in maniera rispettosa, attenta e cordiale nei confronti dei propri interlocutori”. Per Ruggero Eugeni, il “parlare col cuore” cui ci esorta il Messaggio del Papa “chiede di superare la contrapposizione un po’ sterile tra comunicazione online, offline o ‘onlife’: i differenti modi e gli strumenti variabili della comunicazione non possono costituire un alibi per evitare o compromettere un dialogo cordiale, sincero, franco, capace di costruire spazi di non aggressione”. Giuseppina D’Addelfio richiama sia il pensiero di Edmund Husserl che di Edith Stein e Dietrich von Hildebrand, ricordando che “nell’antropologia biblica il cuore non è il luogo delle emozioni superficiali e mutevoli, bensì è il centro della persona, coincidente con la sua interiorità e profondità, ma anche luogo delle decisioni, quindi innanzitutto del discernimento, e luogo dell’autentico incontro con l’altro”. Con rimandi alla poetica di Dante, Giovanna Frosini spiega come le lingue “volgari”, ossia del popolo, “nascono per spontanea evoluzione dalla loquela. L’idioma volgare è quello naturale, che si impara naturalmente, della casa, della madre, della balia; potremmo dire che la lingua la scrivono gli uomini, ma la trasmettono le donne”. Il tema della sinodalità viene affrontato da Giuseppina De Simone, secondo la quale il processo “che stiamo vivendo come Chiesa tutta, non solo ci sta aiutando a ritrovare l’essenziale del nostro essere Chiesa, ma ci aiuta a comprendere la portata più ampia e la valenza umanizzante della missione della Chiesa”. Arnoldo Mosca Mondadori condivide una lettura personale, il valore del legame con il Santissimo Sacramento, da cui nasce “un nuovo possibile modo di comunicare”. Conclude la sezione dei Commenti Pier Cesare Rivoltella, che riflette sul movimento del parlare in quattro passaggi: “Dopo essere partiti da un’analisi di cosa sia comunicazione oggi e soprattutto di cosa intralci una comunicazione autentica (1), fermiamo l’attenzione sul fatto che la comunicazione è azione (2) e coinvolge l’intero essere dell’uomo (3), per delineare in conclusione il profilo di una pedagogia della comunicazione, oggi (4)”. A favorire una declinazione esperienziale del testo di Papa Francesco è la seconda parte del volume, che contiene alcune schede operative per un uso pastorale del Messaggio, il cui scopo è quello di sintonizzarne i temi con la prassi formativa ed educativa nelle nostre diocesi, parrocchie e realtà comunicative.

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