Giornata missionaria mondiale. Com’è la nostra testimonianza?

Gesù, prima di salire al cielo, affida ai discepoli e, quindi, a tutti i battezzati la missione di essere testimoni della sua Risurrezione. Chiede ancora oggi a tutti coloro che hanno scelto di seguire le sue orme, di vivere il Vangelo nel quotidiano, incarnando la Parola, in atteggiamento di ascolto e di accoglienza di ogni persona

foto SIR/Marco Calvarese

Gesù, prima di salire al cielo, affida ai discepoli e, quindi, a tutti i battezzati la missione di essere testimoni della sua Risurrezione. Chiede ancora oggi a tutti coloro che hanno scelto di seguire le sue orme, di vivere il Vangelo nel quotidiano, incarnando la Parola, in atteggiamento di ascolto e di accoglienza di ogni persona.
Vivere l’esperienza sinodale è prendere l’impegno di guardare Gesù, per apprendere da lui il modo di testimoniare fedelmente l’amore di Dio per l’umanità ogni giorno. Rimanendo con il cuore in Lui, impariamo ad essere narratori delle opere che il Signore compie non solo in noi, ma in tutto il mondo, a riconoscere i segni dello Spirito disseminati ovunque e che interpellano soprattutto chi ha ricevuto il dono della fede.

Essere riflesso della presenza di Dio con la vita è la missione prioritaria di ogni battezzato.

In questo cammino sinodale ci stiamo mettendo in ascolto reciprocamente, per condividere come stiamo vivendo in Cristo? Com’è la nostra testimonianza?
In che modo verifichiamo, alla luce del Vangelo, la nostra partecipazione attiva e responsabile nelle parrocchie, nelle associazioni, nei movimenti, nelle comunità, negli ambienti culturali, sociali, politici, ecc., dove talvolta rimaniamo chiusi nel nostro interno, programmando progetti spesso lontani dalla storia degli uomini e delle donne del nostro tempo?
Come coltiviamo la consapevolezza di essere portatori di valori che abilitano a riscoprire la bellezza dell’umanità tanto amata da Dio? In che modo ci impegniamo ad essere profeti di speranza laddove c’è indifferenza verso chi ha bisogno a livello materiale e spirituale, verso chi non si pone domande di senso, dove c’è divisione, opposizione continua, mancanza di rispetto, difesa dell’individualismo? Ogni giorno il Signore rinnova con noi il patto di alleanza e ci chiede di essere testimoni del Risorto in qualsiasi posto dove viviamo. Se siamo cristiani, non possiamo continuare a vivere come se Dio non esistesse. Come coniugare la nostra fede con la vita, per compiere le scelte quotidiane secondo il cuore di Dio?
Quanti compromessi individuali o di gruppo, quanti sbandieramenti religiosi che non toccano minimamente la nostra fede, né quella di chi ci sta intorno! La mancanza della vita in Dio non ci permette di stabilire delle relazioni profonde con gli uomini e le donne che incontriamo, sull’esempio di Gesù. Mentre tante persone non sanno come vivere o sono attraversate dal dolore, ancora oggi il Signore ci chiama per nome e ci chiede conto della vita di ogni fratello e sorella. Se noi cristiani ci distacchiamo dalla realtà concreta, ritirandoci da ogni relazione, rischiamo di non vedere coloro che attendono un gesto di compassione che testimonia la prossimità del Signore verso le persone.

Gesù ci chiama ad annunziare a tutti il Vangelo della gioia. Ci chiede di superare l’istintivo bisogno di pensare solo a se stessi e di aprire il cuore per intercettare i bisogni degli altri.

Ci conduce, nella stabilità o sulle strade del mondo, nel centro delle città o nelle periferie, per ascoltare e condividere le storie umane spesso dimenticate e che attendono segni di vera umanità.
Per assumere questo stile, ci sollecita ad ascoltare la Parola e a viverla, ad individuare nella fede ciò di cui il mondo ha bisogno, per custodire la comunione, adoperarsi per la giustizia, la pace. Non possiamo continuare a rimanere solo sul piano delle idee, ma siamo chiamati a muoverci, a fare delle scelte concrete: “Va’ e anche tu fa’ così”(Lc 10. 25-37), risponde Gesù al dottore della legge, cioè, buttati tra la gente, rendi tangibile con la tua esistenza la presenza del Signore nella vita di ciascuno, comunica fattivamente ad ogni persona che la sua vita è importante per Lui.
Gesù ci interpella sul nostro essere persone umane perché, dove è dispiegata la pienezza dell’esistenza, lì è riconoscibile la vita umana e divina di Gesù. Egli, vero uomo, ha avvertito la sete, ha goduto dell’affetto degli amici; ha pianto per la morte di Lazzaro; si è coinvolto empaticamente nelle relazioni; ha guarito gli ammalati; ha perdonato i peccatori; si è ritirato sul monte a pregare; nel Getsemani si è abbandonato al Padre; sulla croce ha perdonato coloro che lo hanno trafitto.
Come stiamo imitando il Signore perché i fratelli e le sorelle, al di là della diversità, vedano che Dio opera nella storia? Gesù Cristo non ci chiede di essere supereroi, ma ci spinge ad essere persone profondamente umane che vivono la vita come e con tutti gli altri, portando insieme la fatica, le ansie, i desideri e le gioie, rendendo visibile la prossimità del Signore. L’essere testimoni richiede la consegna della nostra vita a Dio, come ha fatto Gesù. Liberandoci di tutto, per condividere con chi è vicino o lontano la sorte dei poveri, possiamo anche camminare con loro sulle acque sorretti dalla certezza che il Signore non abbandona mai nessuno. Solo con un’autentica vita di fede possiamo coinvolgerci con gratuità nelle microstorie umane di ogni giorno, anche pagando di persona.
Il Signore oggi ci chiede di percorrere le vie non solo di ricerca intellettuale, pur necessaria, ma anche quella della sapienza spirituale. Ciò ci permetterà di riscoprire la bellezza del vivere in un continuo esserci per l’altro, al di là della reciprocità, e la gioia del camminare insieme.
Gesù ci attende oggi per diffondere la speranza che viene da Lui, tenendo il cuore aperto sino ai confini del mondo, a partire dalle persone che vivono accanto, e per comunicare loro che Dio vuole che ogni vivente sia felice.

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