This content is available in English

Papa all’udienza: Olimpiadi di Pechino “facciano crescere un mondo più fraterno”

Il Papa ha concluso l'udienza di oggi con un appello per le Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino. Ennesimo appello per la "riconciliazione" in Myanmar e per "passi" concreti sulla fratellanza, nella Giornata internazionale dedicata a questo tema. Al centro della catechesi, la comunione dei santi

foto SIR/Marco Calvarese

“Stanno per aprirsi a Pechino i Giochi Olimpici e i Giochi Paralimpici, rispettivamente il 4 febbraio e il 4 marzo”. Così il Papa, al termine dell’udienza di oggi, prima dei saluti in lingua italiana che concludono l’appuntamento del mercoledì in Aula Paolo VI. “Rivolgo un saluto a tutti i partecipanti”, ha proseguito Francesco: “Auguro agli organizzatori il miglior successo e agli atleti di dare meglio di sé”. “Lo sport con suo linguaggio universale può costruire ponti di amicizia e solidarietà tra popoli di ogni cultura e religione”, ha assicurato Francesco, che si è poi rallegrato che nel motto olimpico – “citius, altius, fortius” – il Comitato Olimpico Internazionale “abbia aggiunto la parola communiter, cioè insieme, perché i Giochi Olimpici facciano cresce re un mondo più fraterno. Insieme”. Poi il Papa ha rivolto “un particolare pensiero a tutto il mondo paralimpico”: “la medaglia più importante – ha affermato – la vinceremo insieme, se aiuterà tutti a superare giudizi e timori e a far diventare le comunità più accoglienti e inclusive. Questa è la vera medaglia d’oro”. Francesco ha poi rivelato di seguire “con particolare attenzione le storie degli atleti migranti e rifugiati”: l’auspicio del Papa è che “spingano ad aprirsi con maggior fiducia a tutti, senza lasciare nessuno indietro”. Poco prima, il Santo Padre aveva rivolto un ennesimo appello per la “popolazione martoriata” ormai da un anno in Myanmar, auspicando che “la comunità internazionale si adoperi per la riconciliazione delle parti interessate, e aveva menzionato la Giornata internazionale per la fratellanza umana universale, che si celebra il 4 febbraio, augurandosi che – sulla scorta del Documento firmato a quattro mani con il Grande Imam di Al-Ahzar il 4 febbraio 2019 e dedicato a questo tema – “si compiano passi concreti, insieme ai fratelli delle altre religioni e alle persone di buona volontà, perché tutti possiamo vivere in pace, da fratelli e sorelle”.

“A volte anche il cristianesimo può cadere in forme di devozione che sembrano riflettere una mentalità più pagana che cristiana”,

il grido d’allarme della catechesi, dedicata alla comunione dei santi. “La nostra preghiera e la devozione del popolo fedele non si basa sulla fiducia in un essere umano, o in un’immagine o in un oggetto, anche quando sappiamo che essi sono sacri”, puntualizza il Papa, precisando che “non sono i santi a operare i miracoli, ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro”. “Cristo è il legame che ci unisce tra di noi, e noi con Cristo, e questa è la comunione dei santi”, aggiunge a braccio: “I miracoli sono stati fatti da Dio, dalla grazia di Dio, che agisce tramite una persona santa, una persona giusta. C’è gente che dice: ‘credo in questo santo’. Il santo è un intercessore, prega per noi, noi lo preghiamo, è il Signore tramite il santo che ci dà la grazia”.

“La comunione dei santi è precisamente la Chiesa”,

spiega Francesco sulla scorta del Catechismo della Chiesa cattolica:

“la Chiesa è la comunità dei peccatori salvati”.

“Nessuno può escludersi dalla Chiesa, tutti siamo peccatori salvati!”, l’appello: “Siamo tutti un corpo, tutti uniti, per la fede, per il battesimo, tutti in comunione con Gesù Cristo, e questa è la comunione dei santi”. “In virtù della comunione dei santi, di questa unione, ogni membro della Chiesa è legato a me in maniera profonda, e questo legame è talmente forte che non può essere rotto neppure dalla morte”,  assicura il Papa:

“la comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, o che vivono in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi”.

“In Cristo nessuno può mai veramente separarci da coloro che amiamo, perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte, che è nella nostra stessa natura”, il commento a braccio: “cambia solo il modo di essere insieme a loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame”.

“La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e nel cielo: e sulla terra, i santi, i peccatori, tutti”, precisa Francesco: anche “coloro che hanno rinnegato la fede, che sono apostati, persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo, i bestemmiatori, tutti”.

“La relazione di amicizia che posso costruire con un fratello o una sorella accanto a me, posso stabilirla anche con un fratello o una sorella che sono in cielo”, ribadisce il Papa. “Ciò che noi chiamiamo devozione – sono devoto a questo santo, a questa santa – è in realtà un modo di esprimere l’amore a partire proprio da questo legame che ci unisce”. Francesco ha concluso la catechesi dell’udienza di oggi “con una preghiera a San Giuseppe alla quale sono particolarmente legato e che recito ogni giorno da più di 40 anni”. “E’ tratta da un libro delle suore di Gesù e Maria della fine del Settecento”, ha rivelato: “E’ molto bella, più che una preghiera è una sfida a questo padre, custode nostro che è San Giuseppe. Sarebbe bello che possiate imparare questa preghiera e ripeterla”.

Altri articoli in Chiesa

Chiesa