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Papa all’udienza: “Il male è il signore del penultimo giorno, mai dell’ultimo”

Il Papa ha dedicato l'udienza generale di oggi alla certezza di essere esauditi quando preghiamo, anche quando ci sembra che accada il contrario. "La preghiera non è una bacchetta magica, è un dialogo con  il Signore"

foto SIR/Marco Calvarese

“Il male è signore del penultimo giorno, mai dell’ultimo”. A ricordarlo è stato Papa Francesco, al termine della catechesi dell’udienza generale di oggi, svoltasi nel Cortile di San Damaso e dedicata alla certezza di essere ascoltati nella preghiera, anche quando ci sembra che accada il contrario. “Impariamo questa pazienza, umile, di aspettare la grazia del Signore, di aspettare l’ultimo giorno”, l’invito finale: “Tante volte il penultimo è molto brutto, perché le sofferenze umane sono brutte, ma il Signore c’è. Nell’ultimo Lui risolve tutto”. L’esempio citato da Francesco è la guarigione della figlia di Giairo: “Gesù davanti alla fede degli uomini cade vinto, sente una tenerezza speciale davanti a quella fede e ascolta”, ha commentato: “Anche la preghiera che Gesù rivolge al Padre nel Getsemani sembra rimanere inascoltata. ‘Se possibile, allontana da me quello che mi aspetta’. Sembra che il Padre non l’abbia ascoltato. Il Figlio dovrà bere fino in fondo il calice della passione. Ma il Sabato Santo non è il capitolo finale, perché il terzo giorno c’è la risurrezione”.

“C’è una contestazione radicale alla preghiera – ha esordito il Papa – che deriva da una osservazione che tutti facciamo: noi preghiamo, domandiamo, eppure a volte le nostre preghiere sembrano rimanere inascoltate: ciò che abbiamo chiesto – per noi o per gli altri – non si è realizzato”.

“Se poi il motivo per cui abbiamo pregato era nobile, come può essere l’intercessione per la salute di un malato, o perché cessi una guerra, il non esaudimento ci appare scandaloso”, ha osservato Francesco. “Per esempio con le guerre”, ha proseguito a braccio: “Noi stiamo pregando perché finiscano le guerre in tante parti del mondo – pensiamo allo Yemen, pensiamo alla Siria, che sono Paesi martoriati da anni – preghiamo e non finiscono. Ma come può essere questo?”. Così, “alcuni smettono perfino di pregare perché, pensano, la loro supplica non è esaudita. Se Dio è Padre, perché non ci ascolta? Lui che ha assicurato di dare cose buone ai figli che gliele chiedono, perché non risponde alle nostre richieste? Tutti noi abbiamo esperienza di questo”.

 “La preghiera  non è una bacchetta magica, è un dialogo con il Signore”,

ha ribadito il Papa, secondo il quale “quando preghiamo possiamo cadere nel rischio di non essere noi a servire Dio, ma di pretendere che sia Lui a servire noi. Ecco allora una preghiera che sempre reclama, che vuole indirizzare gli avvenimenti secondo il nostro disegno, che non ammette altri progetti se non i nostri desideri”. La risposta di Gesù, invece, è il Padre Nostro: “È una preghiera di sole domande, come sappiamo, ma le prime che pronunciamo sono tutte dalla parte di Dio. Chiedono che si realizzi non il nostro progetto, ma la sua volontà nei confronti del mondo. Meglio lasciar fare a Lui: ‘Sia santificato il tuo nome, venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà’”.

“Quando preghiamo dobbiamo essere umili: è il primo atteggiamento per andare a pregare”,

la raccomandazione per fare in modo che “le nostre parole siano effettivamente delle preghiere e non un vaniloquio che Dio respinge”.

“Si può anche pregare per motivi sbagliati”, ha fatto notare Francesco: “Ad esempio, per sconfiggere il nemico in guerra, senza domandarsi che cosa pensa Dio di quella guerra. È facile scrivere su uno stendardo ‘Dio è con noi’; molti sono ansiosi di assicurare che Dio sia con loro, ma pochi si preoccupano di verificare se loro sono effettivamente con Dio”.

“Nella preghiera, è Dio che deve convertire noi, non siamo noi che dobbiamo convertire Dio”, il monito del Papa: “Quante volte abbiamo chiesto una grazia, un miracolo e non è accaduto nulla! Poi, col tempo, le cose si sono sistemate, ma secondo il modo di Dio, non secondo quello che volevamo in quel momento”. I racconti della vita di Gesù sono pieni di preghiere: a volte la risposta è immediata, a volte è differita nel tempo, a volte sembra che Gesù non ascolti:  “In qualche occasione la soluzione del dramma non è immediata. Anche nella nostra vita, ognuno di noi ha questa esperienza”.

 

 

 

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