Giornata per la Carità del Papa: comunione con il Papa e attenzione alle necessità dei fratelli

Quest'anno, a causa dell'emergenza sanitaria in corso, la Giornata per la carità del Papa si celebra domenica 4 ottobre. Le ragioni e la modalità di una pratica antica quanto la Chiesa

1 ottobre: visita pastorale di Papa Francesco a Cesena e a Bologna, il pranzo di solidarietà con i poveri (Foto L'Osservatore Romano (www.photo.va) / SIR)

Un atto di generosità, che può essere fatto in ogni momento dell’anno, sotto forma di donazione, per sostenere l’attività di magistero e di guida della Chiesa universale del Santo Padre, che ha un doppio profilo: apostolico e caritativo . È l’Obolo di San Pietro, una pratica antica quanto la Chiesa, e che la Chiesa celebra con la Giornata per la carità del Papa, in programma quest’anno domenica prossima, 4 ottobre. A causa dell’emergenza sanitaria in corso, infatti, il Santo Padre ha stabilito che, per il 2020, la colletta per l’Obolo di San Pietro – che tradizionalmente si svolge intorno alla solennità dei Santi Pietro e Paolo, il 29 giugno – sia trasferita in tutto il mondo alla domenica XXVII del tempo ordinario, 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi.

Comunione con il Papa e attenzione alle necessità dei fratelli:

sono i due binari in cui si esprime il valore allo stesso simbolico e pratico di questa forma di solidarietà verso coloro che hanno più bisogno nel mondo, a cui ciascuno di noi può contribuire. Basta un “clic” sul sito per trovare tutte le informazioni utili sulla modalità in cui far pervenire la propria offerta, con la quale i fedeli partecipano alle iniziative di bene del vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. Nel 2018 le diocesi italiane hanno offerto alla Santa Sede 2.104.765,30 euro; l’importo pervenuto alla Santa Sede a titolo di can. 1271 del Codice di Diritto Canonico è stato di euro 4.025.275. A queste somme, vanno aggiunti ulteriori 100.000 euro offerti dalla Cei per la Carità del Papa a favore di una specifica destinazione.

Furono gli anglosassoni, alla fine del secolo VIII, dopo la loro conversione, a decidere di inviare in maniera stabile un contributo annuale al Papa per le sue attività di vescovo di Roma. Nacque così il “Denarius Sancti Petri” (Elemosina a San Pietro), che ben presto si diffuse nei Paesi europei. L’Obolo di San Pietro, come si chiama oggi, ha però origini ben più antiche: nasce con lo stesso cristianesimo – come si legge negli Atti degli Apostoli – la pratica di sostenere materialmente coloro che hanno la missione di annunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi interamente nel loro ministero, prendendosi anche cura dei più bisognosi.

“Servire”, dunque, è la parola al centro della Giornata. “Il cristiano esiste per servire, non per essere servito”, ha ricordato il Papa il 26 aprile 2018, nella messa mattutina a Santa Marta: “Ed è una regola che vale tutta la vita. Tutto è racchiuso lì: infatti tanti uomini e donne nella storia, che l’hanno presa sul serio, hanno lasciato tracce di veri cristiani: di amore e di servizio. L’eredità di Gesù è questa: ‘Amatevi come io ho amato’ e ‘servite gli uni gli altri’. Lavate i piedi gli uni agli altri, come io ho lavato a voi i piedi”. È un percorso dall’io al tu, come aveva spiegato Francesco il 3 giugno 2018, durante la messa nella parrocchia di Santa Monica ad Ostia: “Gesù non predilige luoghi esclusivi ed escludenti. Egli ricerca posti non raggiunti dall’amore, non toccati dalla speranza. In quei luoghi scomodi desidera andare e chiede a noi di fargli i preparativi. Quante persone sono prive di un posto dignitoso per vivere e del cibo da mangiare! Ma tutti conosciamo delle persone sole, sofferenti, bisognose: sono tabernacoli abbandonati. Noi, che riceviamo da Gesù vitto e alloggio, siamo qui per preparare un posto e un cibo a questi fratelli più deboli. Egli si è fatto pane spezzato per noi; chiede a noi di donarci agli altri, di non vivere più per noi stessi, ma l’uno per l’altro. Così si vive eucaristicamente: riversando nel mondo l’amore che attingiamo dalla carne del Signore”.

Emergenza Covid-19. Grazie ai fondi raccolti tramite l’Obolo, il Papa tramite le nunziature apostoliche, ha donato 35 respiratori nei Paesi del mondo più in difficoltà, quelli colpiti in modo grave dalla pandemia e con i sistemi sanitari più critici. Nell’elenco dettagliato fornito dall’Elemosineria si passa dal continente americano, all’Africa fino ad arrivare all’Europa e all’Asia. 4 sono stati inviati ad Haiti e 2 alla Repubblica Dominicana, altrettanti in Bolivia, mentre 4 hanno raggiunto il Brasile, cui Francesco ha assicurato le sue preghiere, facendosi presente per ben tre volte telefonicamente ai vescovi e raccomandando loro di affidarsi alla Madonna di Aparecida. Quest’ultimo Paese risulta ad oggi uno dei luoghi più critici a causa della diffusione del virus: 55mila vittime, oltre 1 milione di casi confermati, il peggior bilancio dopo gli Stati Uniti dove se ne contano quasi 2 milioni e mezzo con 124mila morti. Sempre restando nel sud dell’America 3 ventilatori donati da Francesco hanno raggiunto la Colombia e 2 l’Ecuador con i suoi oltre 4300 contagiati. Ancora 3 i ventilatori che sono arrivati in Honduras, altrettanti in Messico e 4 in Venezuela, dove la crisi sanitaria si associa ad una difficile situazione sociale ed economica. Poi l’Africa: nel continente la carezza e la vicinanza del Papa ha raggiunto il Camerun e lo Zimbabwe con 4 ventilatori in tutto, quindi l’Asia con 2 macchinari per il Bangladesh, e infine l’Europa con 2 ventilatori polmonari per l’Ucraina dove si contano ad oggi più di mille vittime.

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