Papa Francesco: “Mai più Hiroshima e Nagasaki”

Nel 75° anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki, risuonano ancora le parole sulla necessità della messa al bando delle armi nucleari, pronunciate da Papa Francesco in quello che finora è il suo ultimo viaggio internazionale. Parole storiche, che richiamano molti suoi pronunciamenti a favore del disarmo e della cultura della pace

(Foto Vatican Media/SIR)

A 75 anni dal bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki, il mondo sta vivendo “una nuova Guerra fredda, una forte instabilità nell’Asia Orientale, nuove minacce nucleari e una crisi ecologica globale”. Lo scrivono i vescovi giapponesi, in un messaggio inviato in occasione delle celebrazioni organizzate dalla città e dall’arcidiocesi di Nagasaki proprio per il 75° anniversario dello sgancio delle bombe atomiche, rispettivamente il 6 agosto e il 9 agosto del 1945. Parole che ricordano da vicino quelle storiche pronunciate dal Papa durante il suo viaggio nel Paese del Sol Levante, finora il suo ultimo viaggio internazionale che ha visto la prima tappa in un altro Paese asiatico, la Thailandia.

Hiroshima, Nagasaki, Tokyo. Tre città e un unico grande appello a favore della pace e del disarmo. Incontrando il piccolo gregge giapponese, Francesco lancia un appello insistente a ripudiare l’uso delle armi nucleari per non compromettere una volta per sempre il futuro del pianeta. “Mai più la guerra, la pace è disarmata”, il filo rosso che lega le tappe a Hiroshima e Nagasaki.

“L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”le parole pronunciate a Hiroshima, il luogo dove 75 anni fa è stata sganciata la bomba atomica, che fanno eco al messaggio letto a Nagasaki. “L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, così come è immorale il possesso delle armi atomiche”, tuona il Papa nell’incontro per la pace nell’omonimo Memoriale, dove si è raccolto in preghiera silenziosa per dieci minuti, circondato dall’elegante compostezza tipica del popolo nipponico.

Già dal suo primo discorso, rivolto ai vescovi del Giappone, è presente il riferimento al momento culminante del viaggio. Incontrando a Tokyo le vittime del triplice disastro del 2011, oltre al terremoto e allo tsunami Bergoglio ricorda l’incidente nucleare di Daiichi a Fukushima e le sue conseguenze, esprimendo ancora una volta la sua “preoccupazione per il prolungarsi dell’uso dell’energia nucleare”. Alle autorità il Papa ha lanciato un nuovo appello per la pace e il disarmo:

“Mai più, nella storia dell’umanità, si ripeta la distruzione operata dalle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki”.

Il riferimento alla tragedia dell’atomica è l’incipit anche della messa celebrata nello stadio del baseball a Nagasaki, culla del cristianesimo giapponese sfigurata dalla bomba sganciata dal bombardiere Enola Gay il 9 agosto del 1945. Alla Bellesalle Hanzomon di Tokyo abbraccia le vittime del “triplice disastro”, il sisma di magnitudo 9 che generò poi il successivo tsunami e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima nel marzo 2011. Rispondendo alle domande dei giornalisti sul volo di ritorno, il Papa  sintetizza la sua tappa in Giappone con queste parole:

“Hiroshima è stata una vera catechesi umana sulla crudeltà. Lì ho ribadito che l’uso delle armi nucleari è immorale, per questo deve andare nel Catechismo della Chiesa Cattolica, 

e non solo l’uso, anche il possesso, perché un incidente, o la pazzia di qualche governante, la pazzia di uno può distruggere l’umanità”. Già prima di partire alla volta di Thailandia e Giappone, nel videomessaggio inviato al Giappone, il Papa aveva fatto riferimento alle armi nucleari: “Prego perché il potere distruttivo delle armi nucleari non torni a scatenarsi mai più nella storia dell’umanità: usare le armi nucleari è immorale”.

“La pace e la stabilità internazionale sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o su una minaccia di annientamento totale”.

Con ancora negli occhi i drammatici frutti della guerra visti nel suo viaggio in Giappone, nel Messaggio per la 53ª Giornata mondiale della pace  Francesco ribadisce che “la dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria, perciò, non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso sull’orlo del baratro nucleare e chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza”.

“Sì, ho davvero paura.

Siamo al limite. Basta un incidente per innescare la guerra. Di questo passo la situazione rischia di precipitare. Quindi bisogna distruggere le armi, adoperarci per il disarmo nucleare”. Così Papa Francesco, sul volo da Roma verso Santiago del Cile , risponde alla domanda di una giornalista, avendo prima fatto distribuire ai cronisti al seguito una foto scattata a Nagasaki dopo l’esplosione atomica del 1945.

Le armi nucleari producono “catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali”

e sono la conseguenza della “logica di paura” che affligge il pianeta. È il grido d’allarme di Bergoglio, che ricevendo in udienza i partecipanti al Simposio internazionale sul disarmo condanna con fermezza la minaccia dell’uso delle armi nucleari – ormai diffuso anche via Internet – ma esorta anche a mettere da parte il “fosco pessimismo” a favore di un “sano realismo”. Come quello che ha portato alla storica votazione all’Onu sulle armi nucleari come illegittimo strumento di guerra. Davanti a 11 premi Nobel per la pace, il Papa afferma: “Non possiamo non provare un vivo senso di inquietudine se consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari”. “Impegnarsi per la tutela della dignità di tutte le persone, in modo particolare di quelle più deboli e svantaggiate, significa anche lavorare con determinazione per costruire un mondo senza armi nucleari”, spiega Francesco dopo l’Angelus del 10 dicembre 2017.

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