Mysterium fragilis: l’uomo di fronte alla sua caducità, rivelazione liberante

Il tempo presente offre certamente al cristiano la possibilità di ritrovare del tempo per pregare, per riflettere, per approfondire i contenuti della fede e per riqualificare le relazioni famigliari, tuttavia questa prova ci offre anche la straordinaria possibilità di rivedere la realtà della nostra vita personale alla luce del mistero della fragilità di cui siamo plasmati. L’uomo è mistero fragile

(Foto Vatican Media/SIR)

La nota mistica e scrittrice, medico, Adrienne Von Speyer, convertita dal protestantesimo nel 1940 sotto la guida del grande teologo Hans Urs Von Balthasar, ebbe a dire del nostro tempo: “L’uomo è posto bruscamente in solitudine unicamente davanti al Signore e al proprio peccato”. Queste parole sagge e illuminate di Adrienne, fotografano in modo appropriato il tempo che stiamo vivendo. Questi giorni di grande sofferenza sono certamente un’occasione per riflettere sul senso della nostra esistenza e sul fine ultimo del nostro camminare nella storia. Il tempo presente offre certamente al cristiano la possibilità di ritrovare del tempo per pregare, per riflettere, per approfondire i contenuti della fede e per riqualificare le relazioni famigliari, tuttavia questa prova ci offre anche la straordinaria possibilità di rivedere la realtà della nostra vita personale alla luce del mistero della fragilità di cui siamo plasmati. L’uomo è mistero fragile. Ogni tentativo nella storia di negare o di ridurre questa realtà è risultato fuorviante e fallimentare. Il tempo della grande epidemia da coronavirus in Italia è coinciso più o meno con l’inizio della Quaresima e la Chiesa attraverso il rito dell’imposizione delle ceneri ci ha come introdotto, seppur senza saperlo, in questo particolare periodo di deserto. Lo ha fatto con queste illuminate parole: “Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris”. Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai. Non sono parole inquietanti, non sono minacciose rappresaglie teologiche, non è terrorismo spirituale.

Si tratta di una realtà meravigliosa, straordinaria, liberante.

Essa ci introduce nel cuore della vita di ogni uomo. Questo tempo ci pone davanti alla realtà, ci chiede di non fuggire, di non voltarci ancora una volta dall’altra parte, di affrontare con grande senso di libertà e di responsabilità il presente, di non continuare ad accusare Dio, di non evocare invano i suoi castighi più o meno meritati, di essere onesti e di riconoscere che l’unica affermazione certa e indiscutibile che possiamo condividere è che siamo un mistero fragile. Ognuno di noi sa benissimo che è nato e sa benissimo che morirà, non è un annuncio di sventura è la semplice realtà. Come cristiani dobbiamo però aggiungere a questa realtà un’altra realtà altrettanto indiscutibile, cioè la “teleologia della salvezza”, cioè il fine ultimo a cui tendiamo. Questo fine non è il nulla ma è Dio. Questo tempo di isolamento e di epidemia può e deve essere impiegato anche per riflettere su questo “mysterium fragilis”. Siamo polvere, creta, argilla impastata dalle sapienti mani di un Dio creatore che conduce i nostri passi con sapienza e dispone ogni cosa secondo la sua provvidenza, “nostra salutis causa” cioè per la nostra salvezza. Se sapremo fermarci per riflettere su questo grande mistero, scopriremo la verità delle parole dell’Apostolo Paolo che nella lettera ai Romani afferma: “Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore”. Non sarà certo questa nuova pandemia a separarci dall’amore di Dio e certamente tutto andrà bene perché l’ultima parola sulla nostra fragile esistenza, anche sull’inevitabile evento della morte spetta sempre a Dio. Per noi cristiani la più grande paura, la terribile realtà da cui fuggire è il peccato mortale non la morte corporale, essa può essere solo rimandata ma non annullata. Aiutiamoci dunque a ritrovare nella nostra misera condizione di umana fragilità la mano provvidente di Dio che ci guida per l’unica strada che riconduce a casa. Perché passa la scena di questo mondo ma chi è in Dio rimane per sempre. Ricordiamoci infine le parole di Gesù: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!”. Allora veramente tutto andrà bene!

Altri articoli in Chiesa

Chiesa