Natale 2025: mons. Tomasi (Treviso), “la differenza la fa solamente l’amore”

“È nelle nostre città che oggi si ripete il viaggio da Nazaret a Betlemme. E qui possiamo perdere l’incontro con Gesù Salvatore, come coloro che non avevano posto per i suoi genitori nell’alloggio. Qui possiamo trovarci nella notte con i pastori, e assieme a loro ascoltare la buona notizia degli angeli, e godere dei loro canti di Gloria. Città celesti o città terrene? Non sono le mura, i palazzi e forse nemmeno le Chiese che fanno la differenza tra l’una e l’altra città. E non esiste una città che mostri soltanto l’una o l’altra faccia. La differenza la fa solamente l’amore”. Lo ha affermato questa sera il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, nell’omelia pronunciata durante la messa della vigilia di Natale che ha presieduto alla stazione delle autocorriere.
Il presule ha richiamato le parole di sant’Agostino: 
“Due amori dunque diedero origine a due città, alla terrena l’amore di sé fino all’indifferenza per Dio, alla celeste l’amore a Dio fino all’indifferenza per sé”. “Due amori per due città?”, si è chiesto il vescovo: “Forse piuttosto due amori per due forme della stessa città”. “Se guardo solo a me, ci dice, costruisco un sistema in cui non ci sarà più posto nemmeno per me, perché in fondo non saprò prendermi cura di nessuno. Se penserò soltanto a me e a nessuno e a null’altro, costruirò una barriera invalicabile alla presenza dell’Amore vero, alla presenza di Dio”, ha proseguito mons. Tomasi. “Se intendo amare me, per primo me, soltanto me, non saprò più cos’è l’amore, e non saprò nemmeno amare me stesso. Ma se amo Dio come sommo bene, se lo riconosco davvero come Dio – il mio Dio – non avrò più bisogno di curarmi di me, perché sarà Lui a custodirmi, Lui a proteggermi, Lui a darmi felicità piena e eterna. Indifferente a me stesso, godrò dell’amore vero, della vita vera, della gioia vera”, ha evidenziato il vescovo. “La città di Dio – ha commentato – è originata dall’amore di Dio, e ci conduce a scelte nuove, fino a dimenticarci di noi stessi. Ci conduce a trovare il bimbo nella mangiatoia, a trovare la gioia vera. Le nostre città diventano città di Dio, ed autentiche città dell’uomo, perché in quel bambino abbiamo l’immagine e la presenza reale dell’uomo nuovo, della persona nuova”. “Partendo da Nazaret; mettendoci a fianco dei pastori, nella notte, accanto a ogni povero nel corpo, nelle risorse, nello spirito, nelle opportunità, nella fede; guardando a noi dalle periferie delle nostre certezze e sicurezze, e dal marciapiede della quotidianità, saremo illuminati dalla luce vera, e vedremo le strade che ci si aprono dinnanzi, per vivere una vera umanità con tutti”, la consegna finale del vescovo.

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