Natale 2025: mons. Iannuzzi (Castellaneta), “guardare Betlemme con gli occhi di Giuseppe”

“Il Natale non è una fuga dalla realtà, ma una scelta di responsabilità e di speranza”. È questo il messaggio centrale del messaggio di Natale 2025 del vescovo di Castellaneta, mons. Sabino Iannuzzi, presentato ieri nel corso dello scambio di auguri con il presbiterio e il personale di curia, svoltosi presso il centro pastorale Lume Gentium di Castellaneta. Il testo, dal titolo “Guardare Betlemme con gli occhi di Giuseppe. Pellegrini di speranza e artigiani di pace”, propone la figura di san Giuseppe come chiave di lettura del Natale. Un uomo giusto e silenzioso, chiamato ad attraversare la prova senza sottrarsi alla responsabilità dell’amore e della custodia. “Il Natale – sottolinea il vescovo – nasce da una decisione più che da un’emozione: dalla scelta di ‘prendere con sé’ la vita, anche quando il futuro appare incerto”. Nel testo emerge il riferimento al tempo presente, segnato da conflitti, tensioni sociali e fragilità relazionali. In questo contesto mons. Iannuzzi invita a riscoprire una speranza concreta, maturata nel solco del recente cammino giubilare diocesano: una speranza che non coincide con un ottimismo superficiale, ma con una fiducia radicata nella fedeltà di Dio che accompagna l’uomo nella storia. Ampio spazio è dedicato al tema della pace. In un mondo attraversato da guerre, violenze e parole aggressive, san Giuseppe è indicato come autentico “artigiano di pace”: colui che sceglie di non trasformare il conflitto in distruzione, di disarmare le parole e di custodire le relazioni. “La pace – scrive il presule – nasce spesso nel silenzio, nella rinuncia a vincere sull’altro, nella capacità di proteggere ciò che è fragile”. Il messaggio richiama infine il volto di una Chiesa chiamata a “prendere con sé” le persone, soprattutto le più deboli. In questo orizzonte si colloca anche l’invito a riscoprire il ministero della consolazione accanto ai malati, ai sofferenti e a quanti vivono situazioni di solitudine, come segno concreto di prossimità e di speranza. Il testo si conclude con un affidamento a san Giuseppe e con l’augurio che la luce del Bambino di Betlemme continui a illuminare i passi delle comunità, rendendo la Chiesa segno credibile di speranza e di pace.

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