Natale 2025: mons. Renna (Catania), “deponiamo davanti alla mangiatoia le armi di ogni tipo, perché la pace cantata dagli angeli a Betlemme trovi eco nel nostro tempo”

“Incamminati verso il presepe, chiediamoci se abbiamo un cuore disarmato e disarmante, come quello dell’Agnello di Dio che è venuto ad insegnarci e a darci la grazia di divenire miti e pacifici. Deponiamo davanti alla mangiatoia le armi di ogni tipo, perché il lupo dimori con l’agnello e la pace cantata dagli angeli a Betlemme trovi eco nel nostro tempo”. Lo ha scritto l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, nel messaggio alla diocesi per Natale e per il nuovo anno.
Richiamando le parole pronunciate da Papa Leone XIV nel suo discorso all’80ª Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, il presule sottolinea che “la pace richiede la nostra presenza cristiana vigile e generativa: in questi aggettivi c’è tutto, per vivere il Natale del Signore come la storia di un evento che lascia i suoi effetti nelle nostre storie, nelle quali la pace ha sempre bisogno di manutenzione, come tutte le verità in cui crediamo”. “La ‘manutenzione’ della propria coscienza ci fa chiedere: Ma io ci credo alla pace come me la insegna Gesù Cristo? Credo alla pace ‘disarmata e disarmante’, come ci ha ripetuto il Papa?”, prosegue l’arcivescovo, secondo cui “in questo momento storico è necessario ‘vigilare e ed essere generativi’, perché ci sono nel mondo tante guerre; oggi si parla non solo di legittima difesa, ma di riarmo di intere nazioni, come non se ne parlava da novanta anni, quando si cominciavano a riempire gli arsenali per la seconda guerra mondiale; il mito delle armi torna a livello internazionale, persiste nella cantine dove sono nascoste quelle di tanti che hanno scelto di essere il braccio armato della criminalità; si torna a pensare una ‘leva obbligatoria’ dimenticando che non c’è più nulla di urgente che l’istruzione , la carità, la giustizia, che forse meriterebbero qualche incoraggiamento in più nell’educazione civile e religiosa dei nostri ragazzi”. “La violenza – osserva mons. Renna – è dilagante anche nelle città e nei paesi, con continui allarmi sulla sicurezza, e la sola repressione non basta. La ‘legittima difesa’ è opportuna a tutti i livelli, ma in nessuna partita che si voglia vincere si gioca solo ‘in difesa’, è ‘l’attacco’ della pace è la nonviolenza quello che ci permetterà di crescere in una convivenza pacifica”.
Riferendosi poi al dialogo di san Francesco con il lupo, il vescovo evidenzia che è necessario “mitigare l’aggressività che è in noi: abbassare i toni, ascoltare, dialogare, trovare le ragioni per venirsi incontro”. “Con tutti i vescovi – aggiunge – vi invito a dire forte ‘Nitido il no a ogni linguaggio e pratica d’odio: al razzismo, all’antisemitismo, all’islamofobia, alla cristianofobia, alla violenza di genere (su donne e persone omoaffettive). La cultura del rispetto deve diventare grammatica quotidiana della vita associata e anche nel rapporto col creato vanno superati approcci violenti e sfruttatori, per orientarsi invece alla cura’ (Cei, Nota pastorale Educare ad una pace disarmata e disarmante, 2025)”. “Il nostro modo di guardare ai conflitti mondiali, alle guerre che insanguinano i Paesi più poveri da decenni, all’Europa, sogna che il lupo dimori con l’agnello? Ancora – conclude mons. Renna – con gli altri vescovi d’Italia vi ricordo: ‘La logica democratica nelle relazioni fra popoli e Stati è autentica quando abbandona ogni pretesa di unilateralità. La ricerca del bene comune si fa sempre con gli altri, mentre fallisce con approcci identitari, che dividono e separano’ (ivi)”.

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