Martedì 23 dicembre, alle 10, nella cattedrale di Grosseto, la diocesi grossetana si riunirà per una messa di ringraziamento in occasione dei 75 anni di sacerdozio di don Franco Cencioni. Un momento di preghiera e di “gratitudine” per una vita “interamente spesa al servizio della Chiesa e della comunità diocesana. Venne, infatti, ordinato prete il 23 dicembre 1950 in una Porto Santo Stefano ferita dalla guerra, ma “desiderosa di rinascere”. In quella circostanza, infatti, il vescovo Galeazzi consacrò la chiesa di Santo Stefano, ricostruita in pochi anni dopo il bombardamento del 1943. Nato a Boccheggiano il 13 luglio 1926 ha ricoperto diversi incarichi in diocesi. Il suo servizio pastorale – ricorda la diocesi – si è intrecciato con l’impegno educativo, culturale e associativo: assistente dell’Azione Cattolica e di varie realtà laicali della diocesi, insegnante di religione, animatore di iniziative giovanili, promotore di campeggi estivi già negli anni Cinquanta, esperienze che allora rappresentavano una vera novità, consigliere per tanti anni della Pro loco cittadina. Ripensando alla sua vocazione, don Cencioni ama sottolinearne il carattere profondamente ecclesiale e concreto: “Ripensando alla mia ordinazione – ha detto in un’ampia intervista al settimanale diocesano Toscana Oggi – non parlo di un solo momento, ma di un percorso: dall’altare del seminario al Duomo, fino alla mia comunità di origine. È lì che ho compreso che il sacerdozio nasce nella Chiesa e si radica nella vita concreta delle persone”. Al centro del suo ministero resta l’incontro, soprattutto nei luoghi più discreti: “Dopo tanti anni di ministero, credo che il compito più delicato del sacerdote sia l’ascolto. Nel confessionale, più che le parole, conta la capacità di accogliere le ferite e accompagnare i passi di chi cerca di ricominciare”. Oggi, a 99 anni e mezzo, don Cencioni continua a vivere la sua vocazione. La celebrazione di domani sarà per tutta la diocesi un’occasione per rendere grazie a Dio per una vita “ordinaria” vissuta in modo “straordinario, nella fedeltà quotidiana e nell’amore alla Chiesa”.