“La natalità, la generazione dei figli, disse Papa Francesco parlando, abbiamo visto, all’edizione degli Stati generali di due anni fa, ‘è l’indicatore principale per misurare la speranza, la speranza di un popolo’. Parole che devono far riflettere. È la vita, è il futuro, che rischiano di venire toccati, ridimensionati”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo questa mattina alla V edizione degli Stati generali della natalità presso l’Auditorium della Conciliazione di Roma.
“Sono beni non misurabili con cifre, come lo è il Pil, dai quali però dipendono la qualità e l’energia del nostro vivere, il nostro rapporto con il presente e con il domani, la percezione della sicurezza e quella della precarietà”, ha osservato il Capo dello Stato, sottolineando che “sull’apertura alla vita si fondano valori umani che sono decisivi per costruire coscienze libere e pensare – ripeto – al bene comune”. “Il decremento delle nascite, il calo di popolazione, incrociano la questione dei territori e sono le aree interne, soprattutto nel Sud e nelle Isole, a subire gli effetti del declino demografico: tra il 2014 e il 2024, Istat segnala che la popolazione dei Comuni periferici è diminuita di oltre il 6% e quella dei Comuni ultra periferici, di quasi l’8%”, ha proseguito Mattarella. “Il ‘rinnovo generazionale debole’ – che viene messo in luce qui quest’oggi – inciderà sulla sostenibilità dei conti pubblici, oltre che sulla coesione intergenerazionale”, ha evidenziato il presidente, secondo cui “è positivo che le istituzioni del Paese si siano posti l’interrogativo di come trasformare la consapevolezza dell’esistenza di un problema in azioni: il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali della transizione demografica mi auguro che possa essere utile allo scopo”.