Funerali Marianna Bello: mons. Damiano (Agrigento), “Dio non l’ha lasciata sola neppure un istante”

“Dal profondo a te grido, o Signore!”. È partito da questo versetto del salmo 129 il cuore dell’omelia che l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, ha pronunciato oggi a Favara durante i funerali di Marianna Bello, la giovane donna travolta dall’acqua venti giorni fa e ritrovata senza vita dopo lunghe ricerche. Quel grido – ha detto il presule – “si è alzato dalla terra fino al cielo” in questi giorni di attesa e di angoscia, “il grido dei familiari, degli amici, di tutti coloro che hanno sperato fino alla fine”. Ma oggi, ha aggiunto mons. Damiano, “Dio quel grido ce lo restituisce non come parola umana, ma come parola che Lui ha fatto sua: era là, con Marianna, e non l’ha lasciata sola un solo istante”.
L’arcivescovo ha ricordato come “la furia della natura, sconvolta da cambiamenti climatici che sfuggono al nostro controllo, l’ha travolta senza lasciarle scampo”, ma “Dio era con lei, a consolare la sua anima e a vegliare sul suo corpo in attesa che fosse ritrovato”. Da questo mistero di dolore, mons. Damiano ha invitato a lasciar emergere “non il gemito della sconfitta ma quello dell’attesa”, perché “per il Signore la nostra vita è più preziosa di quanto non lo sia per noi stessi”.
Il presule ha poi rivolto il pensiero al marito Renato, ai figli Gresia, Domenico e Azzurra, ai genitori e alle sorelle di Marianna: “In questi giorni ci siamo sentiti tutti vulnerabili come lei, perché chiunque avrebbe potuto trovarsi in quel posto sbagliato, in quel momento sbagliato”. Il corpo ritrovato – ha sottolineato – “ci richiami al valore della vita, che è sacra e inviolabile, e dei legami fraterni che ci uniscono come un solo corpo”.
Nel suo intervento, mons. Damiano ha ringraziato le tante persone che si sono mobilitate nelle ricerche: “Abbiamo visto un enorme dispiegamento di forze che si sono unite e adoperate senza badare a interessi o appartenenze, con il solo scopo di riportare a casa Marianna. Questo corpo ritrovato ci richiami al valore della solidarietà universale e della responsabilità collettiva”. Infine, un appello alla giustizia e alla prevenzione: “È giusto reclamare maggiori garanzie di sicurezza. Serve una giustizia non ridotta a vendetta ma elevata a promozione umana e sociale, capace di riparare le lacune e favorire un’esistenza più dignitosa”.

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