Immigrazione: Ragusa (Als Mcl), “promuovere maggiore tutela dei lavoratori stranieri. Urgente cabina di regia su corridoi lavorativi”

“Abbiamo presentato, e ringraziamo per l’occasione avuta, le nostre proposte e le nostre osservazioni sul tema trattato. In particolare, ho voluto evidenziare la nostra convinzione che un provvedimento così ambizioso, mirato alla gestione del fenomeno migratorio, debba farsi carico di quei lavoratori invisibili, privi di diritti e, quindi, più esposti allo sfruttamento, al caporalato e a fenomeni di intermediazione illecita”. Lo ha dichiarato il presidente dell’Associazione lavoratori stranieri del Movimento cristiano lavoratori (Als Mcl), Paolo Ragusa, dopo essere intervenuto durante l’audizione della Commissione Affari Costituzionali, nell’ambito dell’esame del disegno di legge di conversione del decreto n. 146 del 2025, in materia di ingresso regolare di lavoratori e cittadini stranieri e di gestione del fenomeno migratorio.
“Questo – ha aggiunto – riguarda soprattutto lavoratori stranieri che spesso sono scivolati nella clandestinità incolpevolmente, ad esempio perché arrivati tramite decreto flussi per ottenere un lavoro stagionale, ma poi, a causa di ritardi e lungaggini burocratiche, non hanno più trovato l’impresa pronta ad assumerli. Per casi come questi, la nostra proposta è quella di riconoscere un regolare permesso di soggiorno a tutte quelle persone che possono documentare un’effettiva e regolare proposta di lavoro, che deve essere già in loro possesso al momento dell’ingresso e certificata da un ente bilaterale di settore. Non è quindi una proposta ideologica, ma di buon senso, per liberare i lavoratori stranieri dalla schiavitù del bisogno e quindi evitando di costringerli ad accettare proposte di lavoro in nero come unico mezzo di sostentamento”. “Le nostre proposte – ha proseguito Ragusa – hanno poi riguardato anche altri aspetti del decreto in esame: per esempio, la necessità di poter riconvertire i permessi di soggiorno di protezione speciale in permessi di lavoro, perché ci sono migliaia di persone su cui lo Stato ha investito in termini di formazione e integrazione che vengono condannate alla clandestinità pur in presenza di un rapporto di lavoro; la proposta di reintrodurre le piattaforme online nel fondo per il contrasto al reclutamento illegale della manodopera straniera, evitando così contributi a pioggia sulle agenzie del lavoro che poi spesso svolgono un’attività generalista, lontana dalla finalità primaria del fondo; la proposta di coinvolgere maggiormente la società civile nel contrasto al caporalato, facilitando la possibilità per reti associative e organizzazioni nazionali di costituirsi parte civile nei processi; infine, la necessità di istituire una cabina di regia per promuovere i corridoi lavorativi, strumento fondamentale oggi lasciato alle iniziative private e all’autofinanziamento”.

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