“La logica violenta della sopraffazione, tipicamente mafiosa, alla quale alcuni incoscienti vergognosamente inneggiano sui social, mira a cancellare la coscienza e la dignità umana, a spegnere la speranza e a condannare la persona alla rassegnazione del ‘nulla mai cambierà’. Il nostro essere qui è segno di resistenza e desiderio di cambiamento”. Lo ha affermato il vescovo di Monreale, mons. Gualtiero Isacchi, durante il momento di preghiera offerto sabato sera dalla Chiesa di Palermo e dalla Chiesa di Monreale sul sagrato della parrocchia San Filippo Neri del quartiere Zen, nel capoluogo siciliano, a una settimana dall’uccisione del giovane Paolo Taormina.
“Alcuni – ha osservato il presule – hanno detto ‘tanto è inutile’ e sono rimasti chiusi nelle loro case e nelle loro cose. Qualcun altro ci guarda con aria di sufficienza e superiorità. Noi, come quel bambino nel campo di concentramento, scegliamo di ascoltare la debole voce interiore che ci sussurra: ‘Dio è lì, steso a terra accanto a Paolo, Massimo, Andrea, Salvo, a tutti i nostri figli e amici, vittime di una insensata violenza armata’; è una voce che ci interpella chiedendoci di fare la nostra parte per fermare la violenza e restituire dignità ad ogni persona e ad ogni ambiente”. “Se non ci opponiamo alla violenza, lei cancellerà la nostra dignità”, ha ammonito mons. Isacchi, che poi ha richiamato quanto successo giovedì sera alle porte di Roma: “Ancora una bomba ha attentato la vita di un giornalista italiano e di sua figlia”. “Il problema – ha commentato – non è lo Zen, non sono le vie della movida di Palermo o di Monreale; se ci occupassimo solo di questo avremmo fallito. Dobbiamo agire per costruire una cultura di pace e di fraternità partendo da Palermo, Monreale, dallo Zen e da tutte le periferie”. “Questa sera – ha proseguito –, convergendo in questo nostro quartiere, intendiamo affermare che la Città è degli uomini e delle donne di pace. Non degli assassini, degli spacciatori, dei violenti, dei ladri, dei mafiosi che uccidono gli innocenti. La Città è per chi vuole vivere nella pace, nella giustizia e nella fraternità. Nella Città umana, in ogni suo quartiere, piazza, strada e vicolo, nessuna persona deve essere condannata a sottostare alla cultura mafiosa, ma deve sentirsi parte di una comunità umana che accoglie, accompagna, sostiene e, se necessario, perdona”. “Questa è autentica umanità! Questo è il compito irrinunciabile della Chiesa e dei cristiani!”, ha sottolineato il vescovo, parlando di “un cammino impegnativo che si costruisce con i piccoli passi di ciascuno, non bastano quelli delle Istituzioni, servono anche i nostri”. “In marcia, dunque, cari fratelli e sorelle che desiderate il bene!”, l’esortazione conclusiva del vescovo: “Camminiamo insieme! Non facciamoci scoraggiare. Ciascuno compia i passi che gli spettano nella direzione indicata dalle beatitudini”.