“Rispondere alla chiamata non significa essere immuni alla debolezza e alle male influenze. Significa riconoscerle e scrollarsele di dosso”. Ne è convinto Nicolò Govoni, scrittore e fondatore di “Still I Rise”, un’organizzazione umanitaria in prima linea per l’educazione di bambini profughi e vulnerabili in varie aree del mondo, che ha portato la sua testimonianza in piazza San Pietro durante l’incontro dei giovani italiani nelle giornate giubilari a loro dedicate. “Essere in prima linea. Essere quello che ci prova, anche quando chiunque altro mollerebbe. Essere fiducioso che il mondo si possa cambiare davvero. Esserci. Restare. Dedicare la vita”: questa la sequenza dei verbi e degli atteggiamenti indicati ai giovani e prima sperimentati da Govoni nella sua vita, “cambiata per sempre” grazie all’intervento di una professoressa che ha creduto in lui. “Ho fatto di quella chiamata la mia missione di vita”, ha raccontato alla platea: “Ho aperto scuole tra Grecia, Siria, Kenya, Congo, Yemen e Colombia. Non è stato facile. Più volte ho ceduto, seppur momentaneamente, al pessimismo, al cinismo, alla diffidenza. Sono caduto. Ho fatto errori. Ho fallito, ancora e ancora, anche dopo aver trovato la mia strada. Ma mi sono sempre rialzato. Sapete come? Con la fede. La fede in qualcosa di più grande di me. Qualcosa per cui valesse la pena di continuare a combattere. Il segreto sta tutto qui: trovate qualcosa che vi riempia il cuore, e dedicategli la vita. È così che capirete la cosa più importante: il supereroe che vi hanno insegnato ad aspettare, quello forte e bravo e capace abbastanza da risolvere i problemi del mondo, non arriverà mai. È già qui”.