Giubileo missionari digitali e influencer cattolici: p. Spadaro, “il Vangelo ci chiede di essere autentici. Tu non sei un brand, sei una benedizione”

“Voi non siete utenti della rete, scrollatori di contenuti, spettatori passivi di contenuti digitali, ma perché sentite che il Vangelo ha qualcosa da dire nel flusso ininterrotto del web”. Lo ha affermato padre Antonio Spadaro, gesuita e sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’educazione, intervenendo al Giubileo dei missionari digitali e degli influencer, invitando i presenti a vivere la rete non come strumento, ma come luogo da abitare con fede. “Vogliamo una parola che non si impone, ma che accende, una parola che non si impone per volume, ma per luce”, ha detto Spadaro, sottolineando l’esigenza di autenticità e di fuoco interiore nell’annuncio della fede. “Non siamo qui per ricevere una strategia di comunicazione cattolica, per diventare più performanti, per ottenere più engagement utilizzando il nome di Gesù”. Per il gesuita, la missione digitale non è una tecnica, ma una vocazione esistenziale: “Non possiamo considerare soltanto come un mezzo per evangelizzare, non è un mezzo, essere missionari digitali non significa usare TikTok o Instagram per evangelizzare, significa vivere l’ambiente digitale come un luogo da abitare con fede, la rete ha bisogno di vita”. E ha proseguito: “C’è bisogno di più di un contenuto, abbiamo bisogno di cuori che ardono, di vite che brillano anche senza filtri e senza postproduzione, di parole che nascono dal silenzio e arrivano come frecce dritte al cuore”. Spadaro ha poi invitato gli influencer a interrogarsi sulle motivazioni profonde del loro agire: “La vera domanda non è cosa devo postare domani, ma cosa mi sta bruciando dentro e non posso non condividere? Solo quello che ti incendia dentro può illuminare fuori. Quando creiamo un contenuto chiediamoci: questo nasce dal fuoco o nasce dalla paura di non essere visti?”. “L’algoritmo sa tutto di te, ma non sa chi sei, non conosce la tua verità, cosa ti muove, ti ferisce, ti salva”, ha aggiunto, ricordando che “non esiste una metrica digitale della fede: Dio può convertire un cuore anche con un post fatto male, anziché con uno fatto bene”. Infine, ha rivolto un appello accorato a riscoprire l’autenticità come segno distintivo della missione: “Creator non è colui che genera traffico, è colui che genera realtà, mette al mondo nuovi immaginari: abbiate il coraggio di sognare nuove versioni del mondo”. E ha concluso: “Il Vangelo ci chiede di essere autentici. Tu non sei un brand, sei una benedizione: non devi vendere te stesso, ma offrire soltanto ciò che ti abita. […] Il Vangelo non ci chiede di avere seguaci, ma di essere fratelli tutti, per questo siamo chiamati a costruire comunità digitali, spazi di incontro…non basta il link”.

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