“Diventa urgente l’approvazione di una norma ad hoc volta ad attenuare il carico impositivo derivante dall’emersione di plusvalenze a carico degli enti religiosi che hanno scelto di conformare parte delle proprie attività ai principi e alle regole del Codice del Terzo settore”. Lo affermano l’Usmi (Unione delle superiore maggiori d’Italia) e la Cism (Conferenza italiana dei superiori maggiori), in una nota congiunta dell’Osservatorio tecnico, richiamando l’attenzione sul rischio di penalizzazioni tributarie per gli enti iscritti al Registro unico nazionale del Terzo settore. Dopo la comfort letter della Commissione europea e l’imminente decorrenza – dal 1° gennaio 2026 – dei nuovi regimi fiscali, Usmi e Cism chiedono “l’attuazione immediata” del criterio previsto all’articolo 6 della legge delega fiscale 111/2023, che prevede un regime speciale per il passaggio dei beni tra ambito commerciale e non commerciale. L’appello riguarda sia gli enti che hanno istituito un ramo Ets con scritture separate e patrimonio dedicato, sia quelli che hanno promosso enti autonomi con qualifica Ets. Le due rappresentanze – che raccolgono oltre 600 Congregazioni femminili e circa 147 Segretariati di comunità maschili – esprimono apprezzamento per il percorso della riforma, ma sottolineano con forza che “non è più prorogabile l’attuazione della delega fiscale, per tutelare le attività di interesse generale”.