Paramenti sacri: Montecassino, una pianeta beuronese proviene dalle celebrazioni anniversarie della nascita di san Benedetto del 1880

La pianeta beuronese messa in mostra a Montecassino nei giorni scorsi fu realizzata per le celebrazioni anniversarie della nascita di san Benedetto del 1880 dalle monache del monastero benedettino di Nonnberg a Salisburgo. La pianeta è stata esposta nella mostra “Cose antiche promessa di cose nuove. Ricordi di Leone XIII, all’alba del pontificato di Leone XIV”, promossa dal Museo Abbaziale di Montecassino e a scoprirlo è stato  un monaco benedettino del monastero di san Pietro di Salisburgo, salito ad omaggiare san Benedetto (e i confratelli cassinesi) prima di lasciare Roma al compimento dei suoi studi di licenza. Nell’ammirare la ricca decorazione della pianeta beuronese datata 1880 e inclusa nella mostra, padre Placidus Schinagl ha evidenziato la presenza di due santi salisburghesi. Il primo – spiega una nota – è san Ruperto, primo vescovo di Salisburgo e fondatore (nel 696) proprio del monastero di San Pietro: è raffigurato sul retro della pianeta, a sinistra, insieme ai santi papi Leone Magno e Gregorio Magno. La seconda, raffigurata ancora sul retro la pianeta, a destra, insieme alle sante Gertrude e Ildegarde, è santa Erentrude, prima badessa del monastero salisburghese di Nonnberg, fondato dallo stesso vescovo san Ruperto nel 711 e a lei affidato. Padre Placidus ha così ipotizzato che il parato del 1880 presente nell’esposizione dedicata ai papi Leone XIII e Leone XIV sia stato realizzato proprio nel monastero Nonnberg, noto per aver confezionato paramenti nello stile di Beuron. Scrutando ancora la pianeta, nell’ordine inferiore – spiega la nota – si può leggere sulla sinistra “Mons Monialium” e sulla destra, in corrispondenza, “ad Montem Cassinum”, ossia letteralmente “Il monte delle monache … a Montecassino”. E “Mons Monialium” è esattamente la denominazione latina del monastero salisburghese di Nonnberg. L’Abbazia ha inoltre deciso, in via esclusiva, di aprire al pubblico un’area fino ad ora preclusa: le mura poligonali. Si tratta di un vero e proprio patrimonio archeologico nascosto nelle millenarie fondamenta del Monastero e risalente alla sua fondazione primaria. Incluso nel tour guidato, l’antico basamento murario fa parte del percorso che attraversa ciò che è sopravvissuto al bombardamento del 1944.

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