Partita del Cuore: Onesti (Opbg) “mai lasciare soli i bambini malati”. Don Pagniello (Caritas Italiana), “ribadire valore accoglienza”

Foto Calvarese/SIR

“L’ospedale Bambino Gesù ha un grande sistema di accoglienza per i bambini che vengono anche da zone martoriate dalla guerra come Gaza e Ucraina. I più piccoli, i bambini malati sono i più vulnerabili e non devono essere mai lasciati da soli”. Con queste parole Tiziano Onesti, presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù (Opbg), ha spiegato il senso del “Progetto Accoglienza” realizzato congiuntamente con Caritas Italiana per offrire vitto, alloggio e sostegno materiale alle famiglie dei bambini ricoverati, provenienti da tutta Italia e dall’estero. Per sostenere il progetto martedì̀15 luglio, in diretta su Rai 1 dalle 21.30, torna l’appuntamento con la Partita del Cuore, giunta alla sua 34esima edizione. Ad ospitare l’evento lo stadio “Gran Sasso d’Italia Italo Acconcia” all’Aquila – Capitale italiana della Cultura 2026. A sfidarsi la Nazionale Cantanti e quella dei Politici.
“Il nostro ospedale – ha detto Onesti nella presentazione della Partita, avvenuta oggi a Roma – è molto attento nella cura dei bambini e anche per questo che siamo un punto di riferimento in tutto il mondo”. Concetti ribaditi anche da don Marco Pagniello, direttore della Caritas Italiana che al Sir ha poi aggiunto: “La collaborazione a questo progetto con il Bambin Gesù nasce dal desiderio di condividere una missione che è quella dell’accoglienza, in questo caso specifico, dei minori, dei piccoli malati che però hanno bisogno anche dei propri genitori, dei propri familiari, quindi un’accoglienza di tutti. È un’accoglienza organizzata, bella, buona e fatta bene, perché non ci sono solo le ferite fisiche, ma ci sono anche quelle dell’anima e bisogna prendersi cura di tutto”.
“In un momento storico in cui va ribadito con forza il valore dell’accoglienza” il direttore Pagniello ha auspicato che “il grido che passerà attraverso questa partita di calcio rompa i muri dell’egoismo, dell’individualismo e della paura. Oggi abbiamo paura di accogliere, di aprire le porte delle nostre città anche perché viziati da una comunicazione che descrive l’accoglienza come una delle prime cause di insicurezza”.

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