“Era un lavoratore onesto. Come la stragrande maggioranza degli immigrati in Italia. Uomini e donne che ogni giorno costruiscono silenziosamente questo Paese: nei cantieri, nei campi, nei servizi, nelle fabbriche”. E’ quanto scrive in una nota l’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche in Italia, in ricordo di Ait El Hajjam Brahim, imprenditore edile originario del Marocco, morto ieri mentre stava lavorando sotto il sole cocente in un cantiere a San Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna. L’uomo, 47 anni, si è accasciato a terra, colpito – con ogni probabilità – da un malore legato al caldo estremo. “Troppo spesso”, afferma l’Ucoii, si parla di immigrati “solo nella cronaca nera, o come bersagli politici, o li si ricorda quando diventano numeri nelle statistiche del dolore. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro – lo afferma con forza l’articolo 1 della nostra Costituzione. Ma il lavoro non può diventare condanna, sfruttamento, morte. La nostra Costituzione è vita, non morte. E se vogliamo davvero onorarla, dobbiamo pretendere che nessuno muoia più lavorando. Che ogni lavoratore venga protetto, tutelato, rispettato. Come Ucoii – conclude la nota – ci stringiamo attorno alla famiglia di Ait El Hajjam Brahim. E chiediamo giustizia, memoria e azioni concrete. Perché dietro ogni vittima ci sono storie, famiglie, dignità”.