“Preghiamo per il rifiuto di ogni guerra, di ogni logica di guerra. Cerchiamo di realizzare nelle nostre relazioni una pace ‘disarmata e disarmante’. Chiediamo che facciano così anche i nostri governanti e quelli di tutto il mondo. Cristo, mite re di pace ci liberi da ogni tentazione di scorciatoie che non rispettano il grido angosciato di tanti piccoli e poveri, uccisi ed affamati in Ucraina, a Gaza e in tanti angoli dimenticati della terra. Chiediamo che la nostra Chiesa sia forte solamente dell’annuncio di pace del Risorto, e che si armi solamente della testimonianza della Croce, del dono di sé, unico strumento dell’amore vero”. Si è conclusa con questo appello l’omelia pronunciata questa mattina dal vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, durante la messa che ha presieduto nell’89° anniversario della morte del beato vescovo Andrea Giacinto Longhin.
Ricordando la figura del presule, che fu vescovo di Treviso dal 1904 al 1936, mons. Tomasi ne ha messo in luce le caratteristiche, citando anche le parole di Giovanni Paolo II nell’omelia in occasione della beatificazione, nel 2002 in piazza San Pietro. Ne ha ricordato le virtù personali di vita semplice e povera, la disponibilità estrema nei confronti di coloro che a lui si rivolgevano. Poi, la vicinanza paterna nei confronti dei preti, la vicinanza al popolo di Dio in momenti di gravissime difficoltà, come la Prima guerra mondiale, e la tutela dei diritti degli operai, dei contadini e di tutti i deboli della società. Infine, il vescovo ha ricordato l’opera pastorale di annuncio e realizzazione del Vangelo, dalla catechesi alla liturgia, con un radicale richiamo alla vita cristiana come “vita santa”, per tutti i fedeli, in ogni situazione della vita.
“Ogni tempo della storia della Chiesa chiede di realizzare il Vangelo di Cristo con scelte, atteggiamenti e impegni che siano al contempo fedeli al mandato di Cristo e all’altezza dei tempi”, ha ammonito mons. Tomasi citando il Vangelo proclamato nella celebrazione: “Un annuncio fondato sulla preghiera, sulla collaborazione tra i discepoli, e su null’altro che non sia il potere della Parola di Cristo. Un annuncio ricco solamente del tesoro della fede e che non ammette digressioni o distrazioni. Un annuncio di pace, pacifico e mite, che trova in se stesso la sua ricompensa e che suscita una risposta libera”. “Rilanciamo oggi questo modello evangelico”, ha esortato, prima di richiamare alcune caratteristiche del vescovo che Papa Leone ha tratteggiato ieri a Roma, durante il Giubileo dei vescovi.