No all’”approccio repressivo e criminalizzante” e no alla “stigmatizzazione” delle persone con dipendenze, anche da parte delle istituzioni: è quello che chiede il Cnca, nella Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito, che ricorre oggi. “Le carceri italiane continuano a essere sovraffollate anche a causa dell’impianto normativo sulle droghe e detenuti, educatori e agenti vivono in una continua condizione disumanizzante, in un’emergenza sanitaria, sociale e umanitaria”, la denuncia del Cnca, che ha aderito alla campagna “Support. Don’t Punish” che, ogni 26 giugno, si mobilita in tutto il mondo per rivendicare politiche sulle droghe basate sulla salute di tutti e sui diritti umani e per contrastare lo stigma e la discriminazione che colpiscono chi fa uso di droghe.
Un altro punto critico, secondo il Cnca, è “la visione delle comunità terapeutiche, viste da alcuni come luoghi puramente sanitari, istituzioni totali chiuse al mondo esterno, delle piccole carceri. Le organizzazioni del Cnca si occupano di servizi per le persone che usano droghe legali e illegali da oltre 40 anni. Nella nostra rete si contano 196 comunità residenziali e semi-residenziali che nel 2023 hanno accolto 2.376 persone. Per noi queste strutture devono operano in modo integrato con altri attori della comunità locale – servizi sociali e sanitari, Comuni, associazioni, imprese – nell’ottica di una responsabilità sociale diffusa che parte dal coinvolgimento della persona accolta e si estende alla comunità territoriale, in un percorso che comprende aspetti sanitari e sociali, di cura e di partecipazione attiva alla vita sociale”. Il Cnca evidenzia: “Finché non ci sarà un coraggioso cambio di passo verso politiche meno repressive e più attente ai diritti e alla salute delle persone che usano sostanze nessuna novità positiva è possibile. Il sistema dei servizi per le dipendenze continua a risultare fortemente differenziato a seconda delle regioni, compromettendo la tutela di diritti fondamentali a partire dal diritto alla salute. La copertura in molti territori del Paese, e specie al Sud, è del tutto inadeguata sia per l’offerta delle strutture terapeutiche residenziali e semi-residenziali/diurne sia per i servizi ambulatoriali e ancora di più per quelli di Riduzione del danno”.
Il Cnca ha deciso di partecipare ai lavori della prossima Conferenza nazionale dipendenze, a Roma a novembre, “proprio per portare la propria cultura decriminalizzante, inclusiva e di tutela dei diritti fondamentali senza condizioni”.
“Repressione, autoritarismo e stigmatizzazione sembrano le cifre più forti dei tempi che viviamo. Dinanzi a essi abbiamo ancora di più il dovere di prendere parola, non restare inerti di fronte alle ingiustizie, esserci con i corpi, i pensieri e le azioni”, conclude il Cnca.