Celam: indagine sulle donne migranti in America Latina. Sono continuamente esposte a violenza di genere, tratta e discriminazioni

“Dio cammina con ciascuna di queste donne. Tuttavia, il loro percorso è raramente riconosciuto”. Con queste parole, padre Eric García, segretario generale aggiunto del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam), ha aperto l’incontro dedicato alla presentazione di un’ampia ricerca sulla realtà delle donne in situazione di migrazione e mobilità forzata in America Latina e nei Caraibi.
La ricerca, intitolata “Donne migranti in America Latina e nei Caraibi dal punto di vista degli agenti pastorali che le assistono”, è il risultato di un lavoro collaborativo tra il Celam e l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Umofc), attraverso l’Osservatorio mondiale delle donne. Sono stati somministrati 89 questionari ai leader di 73 organizzazioni in 18 Paesi, il 55% delle quali legate alla Chiesa cattolica. Inoltre, sono state condotte 41 interviste qualitative a esperti ed esperte di 28 organizzazioni. Secondo lo studio, l’82% delle donne migra per motivi economici, principalmente per povertà, mancanza di lavoro o per cercare un futuro migliore per i propri figli. Il 18% lo fa per motivi sociali, politici o familiari, tra cui spiccano l’insicurezza politica e la mancanza di accesso alla sanità e all’istruzione. Le principali vulnerabilità che devono affrontare includono la violenza di genere (fisica, sessuale, emotiva e sul lavoro), la discriminazione, la xenofobia, lo stress, lo shock culturale e il lavoro precario. Particolarmente impattante, durante l’incontro, la testimonianza di suor Leticia Gutiérrez, missionaria scalabriniana e direttrice del ministero dell’ospitalità per i Migranti nella diocesi di El Paso (Texas), la quale ha offerto una testimonianza sulla realtà attuale al confine tra Messico e Stati Uniti. “Stiamo assistendo a una criminalizzazione della migrazione in tutti i sensi”, ha affermato la religiosa, che ha parlato di come le attuali politiche migratorie, sia in Messico che negli Stati Uniti, abbiano inasprito le misure, colpendo in modo particolare le donne, che arrivano segnate dalla sofferenza. “Tra il 90% e il 95% delle donne che accogliamo sono state rapite durante il loro transito in Messico”, ha denunciato. Il rapimento, ha spiegato, è diventato un crimine sistematico: molte donne migranti, una volta giunte in territorio messicano, vengono intercettate da reti di traffico di esseri umani o dalla criminalità organizzata e tenute in cattività per chiedere un riscatto alle loro famiglie, essere sfruttate sessualmente o lavorativamente, o addirittura vendute.

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