Con Cristo, “la prospettiva di una pace generata dalle armi e dalla violenza non ha spazio: è follia e non senso”. Ad affermarlo è questa mattina l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi, nell’omelia del solenne pontificale in cattedrale per la festa del patrono San Vigilio.
“Il futuro immaginato come promessa, opportunità, novità sembra non essere più la nostra esperienza”, esordisce il presule. A farlo percepire in termini di minaccia, è “la cronica sfiducia nei confronti dell’umano, immaginato come terreno insidioso dove continuamente è necessario guardarsi le spalle, visto che è opinione comune che a muovere le persone altro non sia se non l’interesse per sé stessi”. Un umano “emancipato da tutto e da tutti” che, anziché “produrre libertà, fiducia, sogno, partecipazione, genera sospetto, solitudine angoscia, conflitto, morte”. “Davvero illuminante e di estrema attualità – osserva Tisi – l’analisi proposta dal testo degli Efesini: ‘Eravate senza Cristo, senza speranza, senza Dio'”.
“La nostra Chiesa diocesana non ha più tempo da perdere – il monito del presule : è chiamata in fretta a lasciarsi guidare dalla passione per il Vangelo e per Cristo del vescovo Vigilio, perché non ci troviamo, tra poco, come egli denuncia nella lettera a San Giovanni Crisostomo, a far diventare di nuovo forestiero nella nostra terra e nelle nostre valli il nome del Signore. Perdere il nome di Cristo non sarebbe solo un danno per il contesto ecclesiale, ma per l’intero nostro Trentino” che, secondo l’arcivescovo, “non ha nulla da perdere, ma solo da guadagnare dalla presenza di uomini e donne che vivono la vita ‘altra’ scaturita dal modo di vivere di Cristo, con tutta la sua forza e freschezza anche a distanza di duemila anni mantiene”. “Con Lui, – sottolinea Tisi – l’umano non è più il terreno del conflitto, ma del confronto che non teme le differenze. Con Lui, la via del perdono non è più l’opzione debole di chi è senza personalità, ma è l’alternativa coraggiosa alla logica della ritorsione e della vendetta. Con Lui, la prospettiva di una pace generata dalle armi e dalla violenza non ha spazio: è follia e non senso. Con Lui, il gratuito diviene terreno in cui far correre la vita e la creatività. Con Lui, il servizio non è dovere, ma condizione per conquistare la gioia: ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Con Lui – conclude -, l’uomo conosce l’ombra dell’errore e del fallimento, ma non è mai sbagliato e da buttare”.