“La Chiesa di Roma è erede di una grande storia, radicata nella testimonianza di Pietro, di Paolo e di innumerevoli martiri, e ha una missione unica, ben indicata da ciò che è scritto sulla facciata di questa cattedrale: essere Mater omnium Ecclesiarum, madre di tutte le Chiese”. Il Papa ha cominciato con questa immagine l’omelia della messa per l’insediamento sulla cattedra di vescovo di Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano. “Spesso papa Francesco ci ha invitato a riflettere sulla dimensione materna della Chiesa e sulle caratteristiche che le sono proprie”, l’identikit della Chiesa di Roma sul solco del suo predecessore: “la tenerezza, la disponibilità al sacrificio e quella capacità di ascolto che permette non solo di soccorrere, ma spesso di prevenire i bisogni e le attese, prima ancora che siano espresse. Sono tratti che ci auguriamo crescano ovunque nel popolo di Dio, anche qui, nella nostra grande famiglia diocesana: nei fedeli, nei pastori, in me per primo”. Il riferimento è alle letture, e in particolare agli Atti degli apostoli, che narrano “come la comunità delle origini ha affrontato la sfida dell’apertura al mondo pagano nell’annuncio del Vangelo”. “Non è stato un processo facile: ha richiesto tanta pazienza e ascolto reciproco”, ha fatto notare il Pontefice, citando Paolo e Barnaba, che sono saliti a Gerusalemme, cioè “non hanno deciso per conto loro: hanno cercato la comunione con la Chiesa madre e vi si sono recati con umiltà. Lì hanno trovato, ad ascoltarli, Pietro e gli apostoli”. “Si è così intavolato il dialogo che finalmente ha portato alla giusta decisione: riconoscendo e considerando la fatica dei neofiti, si è concordato di non imporre loro pesi eccessivi, ma di limitarsi a chiedere l’essenziale”, ha raccontato il Papa, evidenziando la centralità dell’ascolto, in primo luogo dello Spirito.