Naufragio nel crotonese. La testimonianza di Mazir, mediatore culturale, “centinaia di persone sono qui in attesa di una risposta da parte dello Stato”

Dieci giorni dopo il naufragio a Cutro che ha causato oltre 70 vittime accertate e, stando a quanto dichiarato dai parenti, oltre 40 persone ancora disperse in acqua, inizia ad alzarsi la tensione davanti al PalaMilone di Crotone, dove si trovano le bare in attesa. Tra le persone raccolte davanti al palazzetto dello sport crotonese per cercare di aiutare i parenti delle vittime, anche Mazir Rabidi, mediatore culturale dell'Associazione “Sabir”. "Tanto l’aiuto ricevuto ma ora serve una mossa concreta da parte dello Stato sul fronte burocratico"

Dieci giorni dopo il naufragio a Cutro che ha causato oltre 70 vittime accertate e, stando a quanto dichiarato dai parenti, oltre 40 persone ancora disperse in acqua, inizia ad alzarsi la tensione davanti al PalaMilone di Crotone, dove si trovano le bare in attesa. Tra le persone raccolte davanti al palazzetto dello sport crotonese per cercare di aiutare i parenti delle vittime, anche Mazir Rabidi, mediatore culturale dell’Associazione “Sabir” che opera nell’ambito dell’educazione, della lotta alla povertà educativa dell’inclusione sociale, della lotta alle disuguaglianze, del contrasto alla povertà, della solidarietà e della cooperazione internazionale collaborando con la Caritas crotonese. “Siamo da giorni impegnati su diversi fronti, dalla mediazione linguistica all’assistenza psicologica per i sopravvissuti e i loro familiari. Ci stiamo muovendo anche per garantire un alloggio ai tanti parenti delle vittime giunti qui a Crotone per riconoscere i propri cari”. Sono queste le parole di Rabidi che vede come problematica più urgente da risolvere, quella del rimpatrio delle salme, “Da giorni centinaia di persone sono qui in attesa di una risposta da parte dello Stato. Dopo aver effettuato la triste procedura del riconoscimento sono in attesa di quelle necessarie al rimpatrio dei loro cari. Sono esausti, perché sono passati 10 giorni ed è ancora tutto fermo. Sono fermi e non sanno cosa fare”. Il mediatore culturale dell’Associazione Sabir racconta la sofferenza delle persone ed il loro bisogno d aiuto da parte dello Stato italiano, “aveva promesso procedure veloci proprio per quanto riguarda la questione rimpatrio dei familiari. Molti di loro sono richiedenti asilo e non hanno disponibilità economiche, altri sì, hanno parenti qui in Europa da tempo, ma tutti in attesa di una risposta da parte delle autorità. Al momento vogliono solo sapere cosa devono fare per il rimpatrio dei loro cari”.

Quale è stata la cosa più difficile da fare in questi giorni?
“Vedere la loro sofferenza e stare con loro. Molti dei nostri colleghi sono crollati sia di fronte al dolore di queste persone sia davanti ai corpi recuperati, soprattutto quelli dei più piccoli e delle donne, deturpati dal mare. Una condizione per tutti molto difficile”.
Come ha reagito la comunità di Crotone
“La comunità di Crotone non si è tirata indietro. Da tanta gente è giunto pieno sostegno a queste persone e ai loro parenti giunti da altre parti d’Italia e d’Europa. È chiaro però, che tale situazione è difficile e non può protrarsi per giorni e giorni, rischia di generare altro disagio soprattutto se alcune cose non si sbloccano. Tanto l’aiuto ricevuto ma ora serve una mossa concreta da parte dello Stato sul fronte burocratico che dia pace ai sopravvissuti e ai loro familiari”.

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