“Non teniamo per noi i doni che Dio ci ha fatto, ma impieghiamoli con generosità per il bene degli altri, specialmente di chi ha più bisogno del nostro aiuto”. Lo ha detto Papa Leone XIV prima della recita dell’Angelus, affacciandosi ieri dal Palazzo apostolico in piazza San Pietro. “Si tratta non solo di condividere le cose materiali di cui disponiamo – ha spiegato – ma di mettere in gioco le nostre capacità, il nostro tempo, il nostro affetto, la nostra presenza, la nostra empatia”. “Il dono di Dio che siamo – ha proseguito – non è fatto per esaurirsi così. Ha bisogno di spazio, di libertà, di relazione, per realizzarsi ed esprimersi: ha bisogno dell’amore, che solo trasforma e nobilita ogni aspetto della nostra esistenza”. Le opere di misericordia, ha ricordato, “sono la banca più sicura e redditizia dove affidare il tesoro della nostra esistenza”, perché “con ‘due spiccioli’ anche una povera vedova diventa la persona più ricca del mondo”. Citando sant’Agostino, il Pontefice ha sottolineato: “Sarà mutata la cosa data perché sarà mutato colui che dà”. L’invito finale è stato a “non perdere nessuna occasione per amare” e ad affidare a Maria, “la Stella del mattino”, il desiderio di essere “sentinelle di misericordia e di pace”.