Card. Piovanelli: mons. Gambelli (Firenze), “ha lasciato una scia di bene e di grazia”

Il card. Silvano Piovanelli “ha lasciato davvero una scia di bene e di grazia, con il suo modo affabile, simpatico, arguto e ironico, da vero toscano. La sua lunga vita è per noi esempio di abnegazione, di una profonda spiritualità, di una vita di preghiera nutrita dall’amore per la Parola di Dio”. Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nella messa celebrata stasera nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, in ricordo del card. Silvano Piovanelli, a 9 anni dalla morte (9 luglio 2016), e degli altri arcivescovi fiorentini defunti. Il presule ha ricordato di Piovanelli la “forte sensibilità sociale, l’attenzione per il mondo del lavoro che contraddistinse poi il suo magistero episcopale”. Proprio “oggi quattro anni fa venivano licenziati gli operai della GKN”. “Questo anniversario ci spinge a sollecitare quanti hanno una responsabilità economica e politica a trovare la soluzione migliore per quanti sono rimasti senza lavoro. La missione della Chiesa sarà sempre quella di difendere la dignità dei lavoratori”, l’invito di mons. Gambelli.
Dopo aver rammentato i vari impegni pastorali del card. Piovanelli, l’arcivescovo di Firenze ha sottolineato: “Ogni uomo è sempre più di sé stesso, è intreccio di quanti ha incontrato, storie incrociate, situazioni e luoghi vissuti. Se la persona è relazione, le relazioni si hanno con gli altri e con altro, e quindi ce le portiamo dentro non solo come ricordo, ma come impasto della nostra umanità e della nostra vita”.
Nel suo testamento, dettato negli ultimi tempi quando oramai, minato dalla malattia, era allettato al Convitto ecclesiastico, “il cardinale Silvano ha fatto una sintesi della sua vita e del suo pensiero, il distillato di ciò che dimorava nel segreto del suo cuore, e che ha ispirato la sua vita di credente, di prete e di vescovo, ha affermato mons. Gambelli, riportando le parole dello stesso Piovanelli: “Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante situazioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore. L’amore con cui ho cercato di incontrare gli altri; e ora che sono ai momenti ultimi della mia vita, intendo fare, mettendo tutto nelle mani di Dio, il dono di me al Signore. È un dono rinnovato e sento che il Signore sta per accoglierlo”.
“La sintesi di una vita, la sintesi della vita di un uomo che sa che è il momento di restituire il dono ricevuto, il talento ricevuto, e lo ha veramente restituito, noi lo sappiamo, abbondante di frutti. È questo l’orizzonte nel quale il cardinale Silvano si è sempre mosso; l’orizzonte verso il quale il suo sguardo era costantemente diretto, uno sguardo di speranza verso Cristo e la sua misericordia fedele e accogliente – ha osservato l’arcivescovo di Firenze –. Quando l’anima è puntata su questo orizzonte, allora si diventa più essenziali, più veri, ed è possibile dire, senza retorica e finzioni: ‘Ho da lasciare soltanto amore’”.

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