Iran: Amnesty, “l’attacco intenzionale di Israele alla prigione di Evin va indagato come crimine di guerra”

Amnesty international chiede un’indagine internazionale urgente sull’attacco aereo israeliano che il 23 giugno ha colpito la prigione di Evin a Teheran, uccidendo decine di civili, tra cui donne, minori e personale amministrativo. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, l’azione militare costituisce una “grave violazione del diritto internazionale umanitario” e dev’essere “indagata come crimine di guerra”.  La denuncia si basa su una dettagliata indagine condotta dal team dell’Evidence Lab di Amnesty International, che ha verificato video, immagini satellitari, testimonianze oculari e interviste a familiari delle vittime e a difensori dei diritti umani. Le prove indicano che più attacchi mirati sono stati lanciati contro l’intero complesso penitenziario in un orario diurno e lavorativo, causando danni estesi in almeno sei aree della struttura, dove si trovavano tra 1.500 e 2.000 detenuti. Tra le vittime, almeno 80 civili secondo le autorità iraniane, tra cui 13 giovani soldati di leva, operatori penitenziari, volontarie, passanti e un bambino di cinque anni. Amnesty ha accertato che la prigione non costituiva un obiettivo militare legittimo.
“Ci sono ragionevoli motivi per ritenere che Israele abbia deliberatamente preso di mira strutture civili”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, alta direttrice delle campagne e delle ricerche di Amnesty International. “Attaccare intenzionalmente obiettivi civili è vietato dal diritto internazionale umanitario e rappresenta un crimine di guerra”. Amnesty ha anche denunciato le affermazioni auto-incriminanti da parte di alti funzionari israeliani, che sui social hanno rivendicato gli attacchi come “mirati” e “necessari”. Un video diffuso dal ministro degli Esteri israeliano, poi verificato come manipolato digitalmente, mostrava l’ingresso della prigione saltare in aria. Le sezioni colpite includono l’ambulatorio medico, la sezione 4 maschile, la sezione 209 per l’isolamento, l’edificio delle visite, l’ufficio della procura e diverse strutture nell’area nord. Veicoli incendiati, macerie, danni agli edifici residenziali adiacenti e decine di feriti gravi sono stati documentati. Testimoni riferiscono di detenuti colpiti dalle esplosioni e di soccorritori improvvisati tra i prigionieri stessi. Secondo Amnesty, i prigionieri sopravvissuti sarebbero stati trasferiti in strutture penitenziarie con condizioni crudeli e inumane, spingendo l’organizzazione a lanciare una campagna urgente di mobilitazione internazionale. Infine, Amnesty ha ricordato che il diritto internazionale obbliga gli Stati a risarcire le vittime di gravi violazioni e ha sollecitato le autorità giudiziarie internazionali ad attivarsi anche in base al principio della giurisdizione universale. L’organizzazione ha annunciato che nelle prossime settimane pubblicherà anche un rapporto sugli attacchi condotti dall’Iran contro obiettivi israeliani.

 

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